martedì 12 novembre 2013

Personalmente non sono mai stato un “animalaro”, cioè un forte amante degli animali. Credo che occorra molta pazienza ed attenzione per starvi dietro, sia che si tratti di pesciolini che di tirannosauri (mi rendo conto che è piuttosto improbabile avere un t-rex come animale domestico, ma è per rendere l’idea…). Ho sulla coscienza almeno paio di pesci rossi, a cui rese giustizia il morso di un pastore crucco alla mia coscia sinistra, morso a sua volta vendicato dai 3 giorni a Seoul nel 1998 dove, con molta probabilità, mi venne servito il cane (ma non lo richiesi. Andavo a caso sui menù scritti in hangul).
Non fraintendetemi: mi piacciono gli animali, ma preferisco osservarli più che dovermene prendere cura, perché so che non ne sarei molto capace, oltre al fatto che poi mi ci affezionerei e mi dispiacerebbe quando arriverebbe l’ora del loro trapasso. Ricordo ancora quando morì Mao; non Tse-Tung, ma il gatto di mia moglie. Ricordo i numerosi viaggi dal veterinario quando stava male fino alla sua fine, e la sepoltura. Ora riposa in pace nell’orto di Getica, dentro una scatola da scarpe. Alla Sara viene il magone ancora oggi quando ci pensa, ed un po’ anch’io. Quando lei venne a vivere da me a Firenze il gatto rimase a Pistoia; a Fi lo portammo solo una volta che i miei suoceri andarono 3 giorni a Mortara dai genitori dell'Antonella. Il gatto vomitò nella gabbietta durante il viaggio, e la Sara lo ripulì con molta difficoltà nella doccia (Mao era piuttosto ribelle), urlandogli addosso “Stai fermo, sei sporco di vomito! Puzzi!”. Io in cucina ci ridevo un po' su, ma ripensandoci non posso fare a meno di credere che i vicini non capissero che la Sara si riferiva al suo gatto. Probabilmente pensano ancora che io non mi lavi abbastanza...
Un pomeriggio che lei era al lavoro io mi trovavo in salotto. La camera che ora è delle bimbe ma che allora era adibita a “war room”, con i tavoli imbanditi con le mappe e le pedine di World in Flames. Ero lì al computer quando Mao entra dentro. Girella curiosa qua e là, sotto i miei occhi. Poi guarda in alto verso un tavolo e piega le gambe...
Tono imperioso: “Cosa fai!”
Mao batte la ritirata e si dilegua in cucina. Ci mancherebbe anche che tu mi salissi sulle mappe dell'Asia/Pacifico, a mangiarti il tuo omonimo HQ cinese o peggio ancora la Akagi. Chi ti credi di essere? L'ammiraglio Nimitz? Le Midway non sono cosa per te.
Insomma, con gli animali occorre avere cento occhi, perciò ammiro chi riesce a starci dietro e se ne prende cura con affetto. Ed è per questo motivo che considero responsabili al 90% i padroni, più che i loro cuccioli. Quindi mi inca**o con loro quando trovo i ricordini degli animali sul marciapiede, il classico caso in cui il vero animale è colui che tiene il guinzaglio, non quello che ci è legato. L’animale, poveretto, che può fare? Saunasegalui.
Ma torniamo alle cronahe dai’bancone.
Coppia mista trentenne: lui croato lei serba. In confronto noi Viola siamo gemellati con quelli della juventusse, ma a quanto pare funziona, forse perché lui ha il mercedes e lei la carrozzeria. Hanno un barboncino, tranquillo, piccolo, bianco e carinissimo, non lo si sente fiatare.
Colazioni, ore 7.45. Sono al banco a controllare i sospesi del giorno ed i conti delle partenze (il 70% dell'albergo, essendo domenica mattina). Mi passa davanti il nostro facchino-manutentore Luciano; ad un certo punto lo vedo lanciarsi verso l'ascensore “Il cane!”. E' un attimo, capisco subito quel che sta succedendo: la padrona è entrata in ascensore, il cane è sgusciato poco prima che la porta si richiudesse e salire su, ed ovviamente cane e padrona sono collegati tra loro da apposito cavetto altrimenti detto guinzaglio. Ma se la padrona tiene per la mano il moschettone, dall'altro capo il cane lo ha legato al collo.....
Accorro. Luciano ha preso il cane e lo tiene sollevato verso l'altro, sullo stipite superiore della porta dell'ascensore, perchè il cagnolino si sta strozzando e non riesce neanche a guaire. Tenta di scanciare il guinzaglio ma non ci riesce.
“Prendi le forcibi!”
Mi precipito verso le forbici, che sono nel portapenne.... dall'altro capo del bancone. Mi sembra lontano un chilometro ma lo percorro in un nanosecondo; le agguanto e torno da Luciano, ma per fortuna la signora dentro l'ascensore ha premuto il tasto di stop e poi staccato il guinzaglio dal moschettone. Alla fine solo un grande spavento da parte di tutti, a me sono tremate le gambe dal terrore per tutta la mattinata, se ne accorge anche il padrone del barboncino, che alla fine ci rideva anche un po' su: “Ti sei spaventato, eh?” dì pure che me la stavo facendo sotto. Avevo già visto il cane fare la fine del personaggio interpretato dalla Calamai in “Profondo Rosso”. Occorrono 100 occhi e mille cure. E prendere in collo l'animale se si va in ascensore.
Anche, e soprattutto, per non far star male il portiere.

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