domenica 16 febbraio 2014

Domenica mattina di partenze, un fine settimana di San Valentino.

Italiani come se piovesse. Quasi tutte coppiette “escobantes” in fine settimana di “piacere”. Hotel pieno zeppo; direzione e portieri (e, soprattutto, i mutui dei portieri) sono contenti e ringraziano.

Ora, io con, i miei concittadini, non è che mi trovi male. Come dice anche Gioele Dix, non siamo noi ad essere maleducati e non dire “buongiorno”. Tutt’altro.

E’ che abbiamo dei comportamenti che definirli con il termine “libertinaggio” è a dir poco riduttivo. Pure Casanova e De Sade avrebbero da ridire.

1. due coppiette giovani. Escono dalla sala colazione, e le ragazze si fermano un attimo a guardare i depliant sull’espositore dei tour e delle mostre museali. Uno di loro abbraccia la sua lei da dietro.

Mano sulla tetta.

L’avessi fatto io, ai miei tempi, la Sara mi avrebbe staccato la mano con un morso.

Lei lo lascia fare.

Lui palpeggia vigorosamente. Rocco subito dopo il ciak, prima dell’azione vera e propria.

Lei non batte ciglio.

Si avviano verso l’ascensore, muovendosi all’unisono. Lui sempre con la mano sulla solita posizione. Rocco alza il pollice in segno di approvazione.

Quando scendono per fare il check-out, lei arriva al bancone.

“A’ camera a’ pago io, è ‘n regalo”

Poi si volta verso di lui

“Vedi d’annattene, amo’. Te nun devi vedè”

Torna a parlare al portiere.

“S’un me sbaglio c’ho da pagà xx, giusto?”

Ok, il prezzo è giusto.


2. Coppia del nord, più o meno della mia età. Attendono l’auto dal garage.

Lei si “stravacca” sul divano della hall.

Il termine è proprio questo: stravaccarsi.

Appoggiata con le terga nell’ultimo micron del bordo del divano. La nuca sul bordo della spalliera.
Lui, in piedi, si avvicina; allarga le gambe e si piazza davanti a lei. Beh, praticamente sopra di lei.

Poi comincia una lambada. Un balletto simil-erotico, a mi parere molto simil, a parere di lei, la seconda. Apre il suo giubbotto e ne agita i lati davanti a sé. Ancheggia vistosamente, prima di lato, poi avanti e dietro.

Proprio davanti alla sua faccia.

Lei mostra di gradire. Ennesimo pollice alto di Rocco.

Alcuni clienti, passando di lì, strabuzzano gli occhi.

Il Vostro portiere si inginocchia dietro al bancone e mi prodiga in un facepalm. Non potevo fare altrimenti.


3. Cliente anziano, ben vestito, curato.

Mi da la chiave, poi mi chiede se gli altri suoi amici, alloggiati in altre camere, sono scesi. Alla risposta negativa del portiere, apre il cellulare.

Parlata siciliana. Stretta. La versione ultra-burina di Montalbano. A 236 decibel.

“LUCA, DOVE CAZZO STAI, AH! IO SONO QUI.”

Luca risponde, non capisce dove è il “qui”

“QUI, ALLA RECEPTION!” (reception pronunciato all’italiana, con la c morbida e scandendo particolarmente bene la p e la t).

Luca risponde. Fine comunicazione.

Poi anche lui si stravacca sul divano. Apre le gambe ed appoggia le braccia sullo schienale. Lo occupa praticamente tutto.

Firenze, Italia, 2014. Monsignor Giovanni Della Casa, nell’aldilà, è chiamato “Gigi la trottola”

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