giovedì 26 giugno 2014

Questa meravigliosa storia mi arriva da Annamaria, che conosco tramite uno dei tanti gruppi fb sul personale alberghiero.

Annamaria, con suo marito, ha un B&B a Genova.

Non so se abbiano lo sguardo un po' così di chi ha visto Genova. In effetti, la vedono tutti i giorni.

Comunque, questa è la vicenda:




Modugno che cantava “Hanno inventato il mare”.

Poi arrivarono gli olandesi e lo fermarono.

Il mare, non Modugno e/o i Negramaro.

Già, gli olandesi.

Ok, non sono riusciti a fermare i tedeschi, si sono fatti gabbare negli affari cedendo per un tozzo di pane New Amsterdam, ma il mare, quello si, l’hanno fermato.

Gli hanno strappato intere zone di terra.

Il problema è che per fare dighe ed imbrigliare l’h2o, ok, bravi, ma sono capaci a fare solo quello.

Per quel che riguarda l’acqua che esce dalla cannella, aimè, sono ancora indietro. Di un paio di ere geologiche. Sono ancora ai vecchi rubinetti, quelli che dovevi girare un pò l’una ed un pò l’altra per averla tiepida. E non veniva mai tiepida, maledizione. Od era troppo calda o troppo fredda.

 

Clienti olandesi. Due signore che i tedeschi li hanno visti. Quelli in divisa della Wermacht, intendo, non i turisti in pantaloncini, calzini e sandali. Rientrano la sera e, verso mezzanotte, si recano dalla proprietaria (Annamaria, appunto) del B&B dove alloggiano.

E lì arriva l’incredibile richiesta:

-There’s only a cold cock-

Quanto siete esperti in inglese voi?

Sapete cos’è un cock?

Si, ok, è un gallo.

Ma se cercate su google, magari associandolo a “big” o “huge”, vi usciranno un paio di milioni di link del 90% di internet: porno.

E' il termine volgare per l’organo sessuale maschile. Nel massimo esercizio delle sue funzioni.

E dato che Anna conosce bene l’inglese, visto il suo lavoro, rimane lì con lo sguardo smarrito che avrebbe se gli avessero palesemente chiesto suo marito. Per uso sessuale.

Quindi le signore insistono, anche un po’ risentite:

We need a WARM cock”

Ora, io ritengo di essere uno che di inglese ci capisce abbastanza. Quindi non mi capacitavo perché le signore in questione usino il termine “cock” invece di “tap” o “valve”, ma poi Anna mi ha spiegato che con quel termine si indicano anche i rubinetti tondi rossi. Quelli da giardino, più che da interno (che a Genova chiamano “bicocchi”, tra l'altro).

In ogni caso Anna ha il lampo di genio. E capisce. E gli spiega. Le accompagna anche in cucina, dove gli mostra l'incredibile prodigio della tecnica, molto spesso made in Italy, altrimenti detto “miscelatore”.

Perché, come dicevo prima, gli olandesi sono capaci a fare grandi dighe e fermare il mare, ma sono ancora ai rubinetti dell’acqua calda e fredda.

I miscelatori, dalle parti di Amsterdam, non sono mai arrivati. Almeno, non a casa di quelle due signora olandesi.

E siamo in Europa. 2014.


Grazie ad Annamaria :)






venerdì 20 giugno 2014

Uno dice: ma in albergo vedi tanta gente, conosci tante persone interessanti...

 

Ma dove? Ma quando?

 

Qui si incontrano un sacco di pazzi, gente che, piuttosto che farla alloggiare nei 3 stelle fiorentini, andrebbe portata all'Overlook Hotel. E chiusa dentro. Ovviamente assieme a Jack Torrance.

 

Tutto accaduto di notte. In queste notti.

 

1. Ragazze danesi. Bionde come solo le loro sanno essere, quando vogliono. Sorridono liete che mi aspetto che una di loro mi dia la mano e si presenti come: “Guten Abend, herr professor, io zono Hinga, zarò zua assiztente di ezperimento, ja!”. Chiedono, con un inglese che parlano ovunque nel mondo tranne Cina, India e Texas, se c'è un orario di chiusura. Così gli spiego che se rientrano dopo l'una di notte, devono suonare il campanello. Escono, guardano dov'è il campanello e mi mostrano il pollice alto. Alle 3 rientrano ed ovviamente suonano. Sorridono, ringraziano della chiave e salgono le scale. Precisione e cortesia nordiche.

 

Italiani. Maschi. Dialetto del nord, non chiedetemi quale che per me sono tutti uguali, un misto tra ostrogoto e cardassiano. E la stessa delicatezza dei cardassiani quando si trovano su un pianeta di classe M appena conquistato: noi spazzare via tutto, noi distruzione totale.

 

Non suonano il campanello. La porta è chiusa. E questi furboni tentano di aprirla comunque.

 

Ovviamente sento i rumori e mi avvio ad aprire. Sono 3 tutti belli cotti da abbondanti ingurgitate di liquidi alcolici a festeggiare la vittoria di una certa squadra di calcio contro una banda di gente brava si ad inventare quel gioco, ma incapace poi di vincerci.

Traccheggiano per un po' davanti al bancone, con i gomiti appoggiati sopra modello 

sbracatura fantozziana. Parlano mezz'ora per decidere che fare del resto della nottata e probabilmente degli anni che gli restano da vivere (pochi, se continuano a bere in quel modo),, finchè non si decidono ad uscire nuovamente per continuare a sbevazzare. Ed a quel punto gli spiego se, per cortesia, mi possono suonare il campanello.

 

-Massì, certo, lo suoniamo, neh- o qualcosa di simile.

 

Mi sono ormai convinto che l'invisibilità sia una mia caratteristica peculiare, e la mia voce si perda nell'etere, svuotata di qualsiasi significato che se la percepissero quelli del SETI direbbero -No, dai, questa lasciala perdere, cerchiamo “telefono casa” piuttosto-

 

Dopo un'ora, altro tentativo di aprire la porta.

 

Sono sempre loro, sempre gli stessi.

 

E non è che, avendo trovato chiuso, si ricordano di quel che gli aveva detto il portiere. Per loro il portiere di quella sera era solo Sirigu. Al limite Buffon ma senza la ganza di turno. Macchè, il campanello è già bello che scordato.

 

Tentano di aprire la porta e, com'è ovvio, non riescono, essendo chiusa a chiave.

 

Accorro, mi vedono dalla vetrata e cosa fanno questi geni del male? Insistono nel tentare di aprire. Non è che se vedi il portiere che si sta avvicinando la porta, come per magia, si slucchetta automaticamente, pirla! Devo arrivare sul posto per girare la chiave, no? Sveglia, non è l'accesso alla parte di castello dove stanno i Grifondoro. Poi voi al massimo potreste stare con i coglion d'oro.

 

Apro, ed il primo di loro, che dall'ammasso di muscoli potrebbe essere il mediano di spinta del Fracasso San Donà, mi fa:

 

-Mi scusi, sa, sono un po' primitivo-

 

-Hanno inventato l'evoluzione, per risolvere il problema-

 

Ma non l'ha presa, era troppo cotto dall'alcool. E forse è un bene, perchè poteva accartocciarmi come un foglio A4 e gettarmi nel cestino.

 

2 Io ed i miei colleghi abbiamo pochi minuti di “social time” durante il cambio turno, che di solito spendiamo solo per darci le consegne: Il signor x vuole prenotare gli Uffizi, la signora y vuole una camera con vista, ci sono da inserire un migliaio di prenotazioni... roba così. E' raro parlare del più o del meno, chi stacca è cotto dalla stanchezza e non vede giustamente l'ora di andare a riposarsi. Ma ogni tanto capita di farsi due belle risate.

 

Arrivo in turno e leggo le consegne al pc. E ce n'è una che mi lascia letteralmente a bocca aperta:

 

“La signora della camera xxx non vuole vedere uomini nudi, quindi per favore non spogliatevi”

 

Chiedo le ovvie spiegazioni del caso, e David mi fa:

 

-'A tipa arriva a fa er check-in e me fa: “Io nun vojo vedè omini nudi, quindi me dica dove nun ce stanno”-

 

Strabuzzo gli occhi fuori dalle orbite modello fumetto -Nudi?-

 

-Si, ha detto proprio così: naked man, secondo lei a Firenze girano l'omini nudi-

 

-E te icchè tu gli'hai detto?-

 

-Di nun annà all'Accademia, lì c'è er David de Michelangelo, più nudo de lui!-

 

E lì sono schiantato dal ridere. Ma lui, non pago, insiste:

 

-Quindi Marcellì, me raccomando, stanotte nun te spoja!-

 

-Maremma, ma ci tenevo tanto!-

 

-Eddai, e fa no sforzo, pe' stanotte-

 

-Ovvia giù, me ne farò una ragione!-

 

-Bravo, dà retta a Davidino tuo-

 

Avevo le lacrime agl'occhi.

 

David, come avete capito, è de Roma.

Ma tifa la squadra giusta.

 

3 altra notte, altra pazza.

 

22.50, non faccio a tempo a girare dietro al bancone e leggere le consegne che arriva al banco questa russa di mezza età a chiedermi “a blanket”.

 

Una coperta.

 

Siamo a Giugno.

 

Ok, è piovuto, non fa così caldo, ma proprio una coperta? Vabbè, non ho voglia di farmi troppo domande.

 

Mi volto verso il facchino, per l'appunto al bancone, che mi guarda con l'espressione stanca e stravolta dopo ore di massacrante turno di lavoro sotto Pitti, roba che una giornata di lavoro in una miniera del Congo Belga è tutto riposo, a confronto. Ma non si può evitare.

 

La cliente ci dice il numero di camera e lui gli dice che gli porta subito il “blanket”.

 

Ed invece dopo pochi minuti me lo vedo apparire al bancone con questa coperta in mano. Afferma che quella che la cliente gli ha riferito non è la camera giusta. Eppure abbiamo sentito entrambi: “room xxx”. Ma i clienti dentro questa camera sono altre persone e non vogliono nessuna coperta. Mistero? No, la cliente che ha chiesto il “blanket” parlava un pessimo inglese, quindi si è sbagliata. Ci ha detto un altro numero invece che quello della sua camera. Prendo la coperta dalle mani del facchino e la metto nel retro: quando la signora riscenderà a chiederla, gliela consegnerò.

 

Dopo un'ora circa, come prevedevo, la russa scende, con l'espressione da “italiani incompetenti e fannulloni, avevo chiesto un servizio e non è stato fatto”. E' pure in accappatoio, con capelli ancora fradici.

 

E' perfettamente inutile che stia a dirgli che ci ha detto il numero di camera sbagliato, persone del genere ribattono sempre che “It's not true, i said the correct number”; non ammetteranno mai l'errore, come Bush che fa finta di leggere il libro a rovescio.

 

Perciò afferro la coperta nel retro e gliela consegno.

 

La russa strabuzza gli occhi davanti alla coperta, poi alza lo sguardo verso il portiere e gli riferisce questa incredibile, pazzesca, assurda BOIATA:

 

“This is not a blanket”

 

Ok, don't panic.

 

Un cazzo! Panic assoluto. Sono davanti ad una russa in accappatoio e capelli fradici, con una coperta in mano, che la tipa afferma NON essere una coperta. Ed è quasi mezzanotte. A meno di non essere su una candid camera del cazzo, sono su “the scary door”. Oppure, semplicemente, davanti ad una bischera, che tra tutte le notti in qualsiasi albergo di questo pianeta, ha beccato ME! Mai che funzioni anche coi numeri del superenaoltto.

 

Non credo di essere stato più stupito di come ero in quel momento. Guardo la cliente e con una certezza poche volte presente nella mia vita, ribatto il concetto: “Madame, this IS a blaket. You asked for a blanket and you had a blanket. If you wish something else, be clear. If you don't speak english or italian, try in french, spanish or japanese. I don't have may magic wand here, so i may not understand what you need or wish”

 

La tipa mi guarda con lo stesso sguardo di chi non ha capito un cazzo, e si rende conto che forse, invece di costose scarpe italiane ed un paio d'ore di lampade, era meglio un corso d'inglese in quel di Mosca, prima di partire per l'Italia.

 

No, macchè, è seccata perchè non capisco le sue richieste mentali, perchè non mi sono reso conto che lei diceva blanket ma intendeva tutt'altro. Sempre più nervosa mi dice che le serve due “towels”.

 

Asciugamani.

 

Ok, wait here. Senza please perchè non se lo merita, e corro allo stanzino a prendere due teli spugna. Arrivo di corsa e la tipa sempre più nervosa.

 

“No, not this”

 

Perchè, perchè non posso afferrarle il collo e strozzarla lì, nella hall davanti al bancone?

 

Lei comincia, con un inglese che non parla più neanche mia figlia in quarta elementare, a descrivermi il letto, ed a quel punto capisco: vuole due lenzuola. “Sheets, madame, sheets”.

 

Ok, ok, muove le mani davanti a sé come dire “Si, vabbè, quello che è, capisc'ammè” E non posso fare a meno di pensare che “sheet” si pronuncia come “shit”.

 

Ricorsa verso lo stanzino, afferrare due lenzuola e via di nuovo di corsa alla reception.

 

E lì la cliente appare soddisfatta. E cosa fa? Afferra tutto quel che gli ho portato fin'ora: blanket, towels e sheets. E sale in camera, qualunque essa sia, in quest'albergo o su un'altra dimensione.

 

E voi pensate che i portieri d'albergo incontrino gente interessante? Holy shit!


sabato 14 giugno 2014

Uno pensa: a Firenze di musica se ne intendono.


Perchè ci s'è avuto Marasco che stornellava sull'alluvione, Narciso Parigi che decantava le lodi del labaro che garrisce, Pelù prima di crollare sotto i colpi dell'audience televisiva, il rap di Mr. Ex, le lezioni di Benny Ferrara con le sue fantastiche farfalle su Controradio.


Invece non è così. Siamo ancora distanti anni luce. Noi di musica 'un ci si capisce mica tanto.


Clienti inglesi. Gli inglesi di musica se ne intendono. Parecchio. Ok, ve lo concedo: non è che le spice ed i take that siano proprio punti fondamentali della storia della musica (e comunque Gary Barlow è bravo, diciamolo), ma hanno prodotto i Fab4 i Who, Freddie ed i Rootjoose. Quindi vanno lasciati fare.


Dicevo: questa coppia scende al banco nel pomeriggio. Hanno un libretto che indica alcuni ristoranti dove, saltuariamente, si suona dal vivo, e chiede se in uno di questi posti, fanno musica jazz. Gli piace caldo, come diceva quella tipa. La banconista, avvezza da anni di queste richieste, sa che esiste un locale apposito, dove si suona tutte le sere. Per l'appunto si trova in centro, vicino all'hotel.


La mattina dopo la banconista è di nuovo al lavoro (la doppia combinazione pomeriggio-mattina è divertente come beccare gol sull'ultimo tiro e sentire dopo il triplice fischio dell'arbitro), e ritrova la coppia inglese, che scende a fare la colazione. E' d'obbligo la domanda su come era il locale di musica jazz.


-Beh... insomma... non è che facessero proprio jazz... c'era rock beat anni '70....


Preciso, eh? Aldo che muove le mani attorno alla testa e fa “Miiii, uguale uguale!!!”


ps. Rock beat... mh... se la prossima volta fanno una jam session e suonano pezzi dei Jefferson Airplane, bisogna che ci vada. Non è proprio jazz, ma me ne farò una ragione.

lunedì 9 giugno 2014

Io, in fin dei conti, sono una persona fortunata. Se ci penso, non posso che realizzare come ci siano mestieri decisamente peggiori. Ma non solo del mio: di chiunque lavori al pubblico.


Ad esempio: tu potresti essere come i noti operai addetti alla costruzione della Morte Nera, argomento peraltro trattato da due colleghi. Sei lì impegnato a guadagnare i soldi per il pagamento del mutuo installando cannoni laser od altre simpatiche armi di distruzione di massa quando ecco che in quel momento arrivano i terroristi e ti fanno saltare in aria. Ti pare giusto?


Oppure potresti lavorare per un'insignificante casa editrice che, invece di pubblicare un'eccitante raccolta di aneddoti di un commesso od una hostess, ha appena stipulato un contratto con Fabio Volo per i suoi prossimi 10 volumi. E tu sei l'addetto alla correzione ed impaginazione. E devi leggere tutto.


Però io sono fortunato. Ok, sono al pubblico, vendo un servizio e mi devo rapportare con le gggente, ma ho un vantaggio: chi viene qui nella maggioranza dei casi si rilassa. E' una persona tranquilla, cerca la vacanza, la visita culturale al museo. Difficilmente crea problemi. Diciamo pure che rispetto ad altri colleghi, ho c**o.


Ma almeno un paio di casi umani alla settimana, aimè, ci sono.



1. Taxi. Si ferma davanti all’hotel.


Ha un solo significato: clienti in arrivo.


E non sarà una passeggiata, dato che a scaricare i bagagli sull’ingresso è il tassista stesso.


Mentre sono impegnato a dare informazioni ad altri clienti, arriva dall’ingresso un ruggito leonesco.


-CAN ANYONE HELP US TO BRING THE LUGGUAGE INSIDE?-


Ovviamente Ettore è fuori a gettare l’immondizia (sempre così con chi pretende il servizio esclusivo, lo fanno apposta ad arrivare in quei momenti) ma avendo finito con i clienti davanti a me (che ovviamente si sono fatti una grassa risata per l’urlo da 467 debicel), giro attorno al bancone, sbatto sullo spigolo (in questo sono come Schettino: fallisco la manovra) e mi avvio all’ingresso a prendergli i bagagli ed accompagnarli all’interno.


Coppia olandese già in età da pensione quando gli americani liberavano il loro paese dai crucchi. La percentuale di sorriso è pari a quella di un partitino di estrema destra: lo 0 virgola. Il che fa piacere un monte se si parla di politica, ma decisamente meno quando si ha che fare con i clienti.

Eseguo il check-in, ma prima ancora che gli possa dare la chiave, mappa di Firenze ed informazioni sulla colazione, lui parte in quarta chiedendomi dove può trovare un “liqshop”.

-Liq…?”

-Yeah, i wanna buy a bottle of whisky-

Ah però! Alla tua età ci dai ancora dentro di quella roba? My best compliments.


Si avviano all’ascensore, ed in quel momento arriva un mondo di gente: un paio di arrivi ed almeno 3 camere a chiedere informazioni. Mi trovo iper-oberato di lavoro; in albergo purtroppo funziona così: ci sono dei momenti morti dove non c’è nessuno, il deserto dei tartari; poi, tutto ad un tratto, capitano tutti assieme più persone che una comitiva per il santuario di padre pio. E spesso con altrettanta simpatia.


I due Matusalemme olandesi salgono, ma dopo poco riappaiono.


Ed a quel punto l’olandese ruggente cosa fa? Non trova di meglio che rimettersi ad esercitare la sua ugola d’oro da Pavarotti made in Rotterdam.


-CAN ANYONE HELP US TO GO TO THE ROOM?-


Eppure sei lì, davanti all’ascensore. 3 metri dal bancone. Com’è che non capisci che se ho davanti un branco di gente, non ti posso aiutare? Perché, invece di metterti a sbraitare, non lo hai chiesto gentilmente mentre eseguivo il check-in e ti davo la piantina della città?


-Hold a moment, sir. I’m very busy, just wait a couple of minutes, please-


Ma la moglie del tenore si fa avanti, e benchè non dotata (che c**o) del vocione del marito, interviene:


-We may not go to our floor-


WTF???


-Which is the problem, madame? Your room is in the first floor, press 1-


-Where is the 1?-


WTFWTFWTFWTFWTF!!!!


Ma per fortuna interviene Ettore che li accompagna su. Stavano guardando solo la prima colonnina di numeri di piano dell'ascensore, quella di sinistra, dove c'è lo zero ed i numeri pari. Invece dovevano guardare la parte di destra, con i numeri dispari. Ettore li aiuta ad andare su con i bagagli. Ovviamente, quasi superfluo dirlo, zero centesimi di mancia.


Ovviamente dopo 10 minuti ugola d'oro uscirà per andare a comprarsi la bottiglia di whisky. E lì apparirà un sorriso. Una volta ottenuto il nettare, diventano tutti più buoni e comprensivi.


Forse, invece della piantina di Firenze, avrei fatto meglio ad offrirgli un cicchetto. Ce l'abbiamo pure, il bar.



2. Coppia giovane brasiliana.


In bicicletta.


In realtà sono in albergo già da un paio di giorni, ma hanno preso due velocipedi a noleggio. E vogliono lasciarli in albergo.


Ora, da noi c'è un piccolo problema: lo stanzino bagagli della hall non è abbastanza grande per due biciclette. Ci stanno, ok, ma niente altro. E lo stanzino è riservato ai bagagli.


Quindi la soluzione è lasciare le bici nella corte interna a cui si accede dalla sala colazioni. E, come spieghiamo ai clienti, non sarà possibile prendere le bici durante l'orario delle colazioni. Perchè se la sala è piena (ed è sempre piena, dalle 7 alle 10) non si può passare con delle bici tra un tavolo e l'altro. Non si può dire alla gente, intenta a bersi il meritato caffè prima di partire all'assalto dei musei, di alzarsi, scansarsi e far passare due biciclette.


I giovani brasiliani annuiscono.


Ripetiamo: è tutto chiaro? No bici dalle 7 alle 10.


Annuiscono di nuovo.


E' chiaro che muovere su e giù la testa, in Brasile, significa “non c'ho capito una emerita sega”, oppure “dite pure quel che vi pare, tanto noi facciamo di testa nostra, perchè siamo due stracciamaroni di prima categoria”.


Beh, immagino che abbiate capito cosa succede: la mattina dopo, alle 8, chiamano dalla camera, e chiedono le biciclette.


Io ero basito, guardavo il numero di camera sul display del centralino e non ci volevo credere. Ero seriamente tentato di salire su, afferrarli e lanciarli dalla finestra, tanto in questi ultimi anni sono morti più brasiliani cadendo da certe altezze (soprattutto gli spalti di uno stadio in costruzione) che per incidenti stradali o semplicemente per anzianità. Qindi due in più o meno non sarebbe stata questa gran differenza. Anzi, trattandosi di questi due, sarebbe stato un favore al mondo.


Ovviamente ripeto ai clienti che in quel momento non era assolutamente possibile, proprio come gli era stato detto ieri pomeriggio. E lui se ne esce con la frase dei clienti strunz in quesi casi:


“E' un problema”


E sticazzi, è un TUO problema!


Ma dato che sono un emerito deficente, dico al cliente di aspettare, che avrei fatto un tentativo.


Mai fare tentativi del genere. Mai andare dall'addetta alle colazioni a chiedere una cosa del genere.


Perchè da noi l'addetta alle colazioni è “Herr Oberst” Marina. Una sarda con la stessa espressione glaciale di un ufficiale prussiano appena uscito da un libro di Hassel. E l'amabile carattere del mostro di Milwaukee in procinto di vivisezionare la sua prossima vittima.


Herr Oberst, come prevedevo, assume l'espressione inca**ata alla Grillo su un palco: vaffanc**o al mondo intero. Ovviamente, io sono il primo obbiettivo.


Ok, sono un bischero, me la sono cercata. Tanto sapevo già la risposta, che diamine mi vado ad impelagare in queste stupidissime domande se so già come andrà a finire? Non è possibile prendere le bici ora, siamo in pieno momento colazioni, la sala è stracolma di gente intenta a strafogarsi di paste e panini come se non ci fosse domani. E' come sul Piave un secolo fa: non si passa.


Quindi richiamo il cliente in camera e gli dico che deve aspettare le 10. Anche un pò dopo, se qualche cliente si attarda a finire la sua colazione. Ed il cangaceiro dall'altra parte della cornetta se ne esce con la solita frasina del ca**o: “this is a problem”.


E lì gliel'ho detto chiaramente: “We told you yesterday. So, i'm very sorry, but it's your problem”. E riattacco.


Mi aspetto di vederlo scendere incacchiatissimo come un rocker naufragato su un'isola deserta con solo un cd di Gigi d'Alessio, ed invece è tranquillissimo. Si scusa del problema. Dice che non aveva capito. Ma per me aveva capito benissimo e ci provava, per vedere se questi italiani facevano uno strappo alla regola. Strunz! Lui e la moglie si sono messi a sedere nel divano davanti alla hall ed hanno aspettato le 10 ed un quarto, quando herr Oberst ha detto che si, ora potevano prendersi le bici.



3. Signora giapponese. Gentile e cordiale come solo i giapponesi sanno essere, mi riempie di complimenti per a mia abilità nella sua lingua madre. Ovviamente, gongolo come un cagnolino sotto una tempesta di carezze, perchè sono un maledetto narcisista, e ci godo quando mi dicono che sono bravo. E non capita spesso.


Solo che rientra in albergo dopo una cena durante la quale si sarà scolata due damigiane di Chianti. Mi ha letteralmente steso a suon di alitate alcoliche modello Superciuk.



4. Questa invece è accaduta a mia moglie.


La mia signora è lì tutta impegnata nell'invio conti quando si vede arrrivare al bancone un cliente americano con le capacità intellettive di un protagonista di jersey shore. Le rovescia letteralmente addosso una sacchettata di scontrini ed una richiesta da Scrooge che deve tenere bene i conti delle spese: vuole sapere a quale negozio appartengono e di cosa si tratta. E sono tutti acquisti che il tipo ha fatto a Venezia.


La Sara è letteralmente allibita: ma cosa ne posso sapere io?


Eh, ma lei è italiana, conoscerà Venezia, no?


Pazientemente (la Sara in questo è su un livello superiore: io avrei lanciato un urlo da Janet Leigh) mia moglie cerca di aiutare il cliente in questa ricerca. E qui siamo veramente al teatro dell'assurdo:


-Che cos'è questo?


-Questo è un cedolino pos. Lei ha fatto un acquisto con la carta di credito. Guardi, qui c'è uno scontrino per la stessa cifra. Pizza, acqua... l'intestazione in alto è un pò strappata ma si legge qualcosa... “ccianoci”... googliamo... ecco, pizzeria Schiaccianoci, Venezia.


-Mmmhhh... ok... e questo altro?


-Non saprei, qui non c'è lo scontrino. E' un cedolino pos per un qualche acquisto.


-E di cosa si tratta?


…...


-Ma... signore... non ne ho la più pallida idea.


-Ma proprio nessuna? E questi qui?- una mezza dozzina di scontrini di pochi euri ognuno.


-... non saprei... qui c'è scritto “reparto 1”-


-E cosa significa?-


Argh! Ma che minchia ne so? Avrai comprato un ciottolino di vetro di Murano, una maschera da carnevale made in China, una t-shirt con la scritta “il nostro avido zio è stato a Venezia ed invece di annegare in un canale e lasciarci l'eredità, ci ha portato questa stupidissima t-shirt”. Ma quanto hai intenzione di tenermi dietro alle tue stupide ricerche di spesa?


Un'ora. Un'intera ora a cercare di capire cos'erano quegli scontrini del ca**o.


E si arrabbiava perchè la banconista non sapeva di cosa si trattava.


Certa gente non è mica normale.

venerdì 6 giugno 2014

"You have been so kind, thisi is a present for you"

Vitamina C al gusto limone, made in Korea.

Scaduta.

Diciamo che basta il pensiero o dovevo crocifiggerla in sala colazioni?

 



lunedì 2 giugno 2014


Lo so che siete dei morbosi indefessi, maniaci del vouyerismo all'ennesima potenza, e non vedete l'ora che vi si racconti fatti scabrosi.

 

Alcuni anni fa, turno di Gennaio-Febbraio, il tiro del dado, sulla tabella del tempo, ha dato per esito un blizzard, gli unici a muoversi ed attaccare sono le truppe della 3^ divisione fucilieri siberiani, mi aspetto di veder entrare nella hall un gruppo di asiatici dell'Armata Rossa con equipaggiamento invernale. In ogni caso, il riscaldamento permette un bel teporino nella hall, e si lavora in scioltezza, soprattutto perchè è mezzanotte passata.

 

Scende il cliente: 50 anni devastati dal un consumo talmente eccessivo di carne di maiale che l'Imam di Bagdad gli ha lanciato contro una fatwa personale. Si meriterebbe una jhad per l'abbigliamento: cravatta a fiori, golfino con rombi + scollo a V e giacca grigia a quadri.

 

E viene DIETRO al bancone.

 

E mi allunga la mano.

 

Mi viene naturale: gliela stringo. Poi la infilo in tasca a stropicciare un fazzoletto di carta.

 

Lui apre la bocca.

 

Senti, guagliò... ora viene la mia fidanzata, a trovarmi”

 

E' fortunato, le vuole bene”

 

Ridacchia, non si aspettava questa risposta. Effettivamente, neanche io.

 

E... senta... c'è un supplemento se resta a dormire qui da me, giusto?”

 

Senza rispondere, apro il cassetto delle pratiche. Estraggo quella del cliente.

 

Dunque, lei ha prenotato una camera doppia uso singola, al costo di xx €”

 

Eh”.

 

Lo prendo per un si. Ora, il costo della doppia, per questa notte, è di xx + 40 €, quindi se viene la sua fidanzata, c'è il supplemento di 40 €”

 

Sospira. Mercato azionario delle sex chips, sulla borsa di Firenze, ha avuto un rialzo da boom economico. “Ehhh... vabbuò, se proprio non se ne può fare a meno...”

 

Funziona così, mi spiace”

 

Devo pagare ora?”

 

Si” Deciso, convinto, sicuro di me. Per la seconda volta nella mia vita, la prima intuitela da soli.

 

Sospira ed estrae il portafoglio, da cui escono 40 €.

 

Avrò bisogno anche del documento della sua fidanzata”

 

Ahhh!” col tono di Totò colto dalla sorpresa “E ci vuole per forza?”

 

Si, è la legge”

 

Ah, qui a Firenze seguite la legge?”

 

Incredibile, vero? A volte non me ne capacito neanche io”

 

E se non ce l'ha?”

 

Le rendo i 40 €”

 

Sospira ed allarga le braccia. “Vabbuò, ora torno” Gira attorno al bancone ed esce. Dopo qualche minuto rientra e si ferma.

 

Vabbuò... allora tra poco arriva la mia fidanzata, le lascerà il documento”

 

Molto bene” Non sto neanche a chiedergli se vuole la ricevuta del supplemento, tanto so già la risposta. Emetterla la emetteremo, poi butteremo la copia per il cliente. Qualcosa mi dice che non la vorrà.

 

Beh, avrei fatto meglio a dirgli che no, non poteva salire nessuno. O che il supplemento per la seconda persona è di 200 €.

 

Dopo 10 minuti entra la fidanzata.

 

Due metri.

 

Senza tacchi.

 

E sono due trampoli di 30 centimetri l'uno.

 

Fuori imperversa la buriana. Una tempesta di gelo che fa pensare che l'asse terrestre si sia spostato di 500 chilometri verso nord. E lei indossa appena un coriandolo raccattato da terra a Viareggio, da cui strabordano più curve che su una tappa pirenaica del Tour: copre appena 20 centimetri di corpo; nella parte alta terrazza con vista: balconcino apparecchiabile con piatti, bicchiere e bottiglia di acqua gassata marca Perrier. Nella parte bassa il coriandolo, semplicemente, non copre.

 

Nel silenzio notturno ed invernale della hall, si sente una dolce nenia.

 

Toquinho che esalta le bellezze di Copacabana.

 

Lei parla. Voce suadente, fringuelli che cinguettano, il sambodromo di Rio fa partire la hola.

 

Devo dare documento?”

 

Si. Purtroppo, solo quello”

 

Ridacchia. Evidentemente ancora si sorprende dell'effetto che provoca su noi uomini. Strnz.

 

Appare una borsetta, che non avevo proprio notato (potrebbe entrare un alieno e non ci farei assolutamente caso, ET telefono camera) e ne estrae il passaporto made in Republica Federal do Brazil. Lo prendo come se stessi accettando il Santo Graal da custodire in una grotta per un millennio.

 

Donna è donna, non ci sono dubbi. E la foto mostra una bella ragazza prima degli esperimenti chirurgici di un Mengele moderno. In particolare mi accorgo solo in quel momento che, rispetto a quando fece la fototessera, ora attaccato alla bocca ha un canotto di salvataggio della Unterseewaffe.

 

Mi crolla un po' il mito. Riprendo il controllo del 20% del corpo e mi rendo conto che è rimasto ben poco dell'originale. Maledetto neurone maschile che guarda solo all'incarto senza vedere l'interno.

 

A quel punto registro velocemente e gli rendo il documento. Mi chiede a che piano è la camera del suo “fidanzato”, quindi si avvia per le scale. Sale su come da regolamento del ministero brasiliano delle escort: glutei che oscillano come palloni dentro la sacca del magazziniere del Franchi. E dello stesso materiale.

 

Disgustorama.


ps. il mio neurone però non era d'accordo.