lunedì 9 giugno 2014

Io, in fin dei conti, sono una persona fortunata. Se ci penso, non posso che realizzare come ci siano mestieri decisamente peggiori. Ma non solo del mio: di chiunque lavori al pubblico.


Ad esempio: tu potresti essere come i noti operai addetti alla costruzione della Morte Nera, argomento peraltro trattato da due colleghi. Sei lì impegnato a guadagnare i soldi per il pagamento del mutuo installando cannoni laser od altre simpatiche armi di distruzione di massa quando ecco che in quel momento arrivano i terroristi e ti fanno saltare in aria. Ti pare giusto?


Oppure potresti lavorare per un'insignificante casa editrice che, invece di pubblicare un'eccitante raccolta di aneddoti di un commesso od una hostess, ha appena stipulato un contratto con Fabio Volo per i suoi prossimi 10 volumi. E tu sei l'addetto alla correzione ed impaginazione. E devi leggere tutto.


Però io sono fortunato. Ok, sono al pubblico, vendo un servizio e mi devo rapportare con le gggente, ma ho un vantaggio: chi viene qui nella maggioranza dei casi si rilassa. E' una persona tranquilla, cerca la vacanza, la visita culturale al museo. Difficilmente crea problemi. Diciamo pure che rispetto ad altri colleghi, ho c**o.


Ma almeno un paio di casi umani alla settimana, aimè, ci sono.



1. Taxi. Si ferma davanti all’hotel.


Ha un solo significato: clienti in arrivo.


E non sarà una passeggiata, dato che a scaricare i bagagli sull’ingresso è il tassista stesso.


Mentre sono impegnato a dare informazioni ad altri clienti, arriva dall’ingresso un ruggito leonesco.


-CAN ANYONE HELP US TO BRING THE LUGGUAGE INSIDE?-


Ovviamente Ettore è fuori a gettare l’immondizia (sempre così con chi pretende il servizio esclusivo, lo fanno apposta ad arrivare in quei momenti) ma avendo finito con i clienti davanti a me (che ovviamente si sono fatti una grassa risata per l’urlo da 467 debicel), giro attorno al bancone, sbatto sullo spigolo (in questo sono come Schettino: fallisco la manovra) e mi avvio all’ingresso a prendergli i bagagli ed accompagnarli all’interno.


Coppia olandese già in età da pensione quando gli americani liberavano il loro paese dai crucchi. La percentuale di sorriso è pari a quella di un partitino di estrema destra: lo 0 virgola. Il che fa piacere un monte se si parla di politica, ma decisamente meno quando si ha che fare con i clienti.

Eseguo il check-in, ma prima ancora che gli possa dare la chiave, mappa di Firenze ed informazioni sulla colazione, lui parte in quarta chiedendomi dove può trovare un “liqshop”.

-Liq…?”

-Yeah, i wanna buy a bottle of whisky-

Ah però! Alla tua età ci dai ancora dentro di quella roba? My best compliments.


Si avviano all’ascensore, ed in quel momento arriva un mondo di gente: un paio di arrivi ed almeno 3 camere a chiedere informazioni. Mi trovo iper-oberato di lavoro; in albergo purtroppo funziona così: ci sono dei momenti morti dove non c’è nessuno, il deserto dei tartari; poi, tutto ad un tratto, capitano tutti assieme più persone che una comitiva per il santuario di padre pio. E spesso con altrettanta simpatia.


I due Matusalemme olandesi salgono, ma dopo poco riappaiono.


Ed a quel punto l’olandese ruggente cosa fa? Non trova di meglio che rimettersi ad esercitare la sua ugola d’oro da Pavarotti made in Rotterdam.


-CAN ANYONE HELP US TO GO TO THE ROOM?-


Eppure sei lì, davanti all’ascensore. 3 metri dal bancone. Com’è che non capisci che se ho davanti un branco di gente, non ti posso aiutare? Perché, invece di metterti a sbraitare, non lo hai chiesto gentilmente mentre eseguivo il check-in e ti davo la piantina della città?


-Hold a moment, sir. I’m very busy, just wait a couple of minutes, please-


Ma la moglie del tenore si fa avanti, e benchè non dotata (che c**o) del vocione del marito, interviene:


-We may not go to our floor-


WTF???


-Which is the problem, madame? Your room is in the first floor, press 1-


-Where is the 1?-


WTFWTFWTFWTFWTF!!!!


Ma per fortuna interviene Ettore che li accompagna su. Stavano guardando solo la prima colonnina di numeri di piano dell'ascensore, quella di sinistra, dove c'è lo zero ed i numeri pari. Invece dovevano guardare la parte di destra, con i numeri dispari. Ettore li aiuta ad andare su con i bagagli. Ovviamente, quasi superfluo dirlo, zero centesimi di mancia.


Ovviamente dopo 10 minuti ugola d'oro uscirà per andare a comprarsi la bottiglia di whisky. E lì apparirà un sorriso. Una volta ottenuto il nettare, diventano tutti più buoni e comprensivi.


Forse, invece della piantina di Firenze, avrei fatto meglio ad offrirgli un cicchetto. Ce l'abbiamo pure, il bar.



2. Coppia giovane brasiliana.


In bicicletta.


In realtà sono in albergo già da un paio di giorni, ma hanno preso due velocipedi a noleggio. E vogliono lasciarli in albergo.


Ora, da noi c'è un piccolo problema: lo stanzino bagagli della hall non è abbastanza grande per due biciclette. Ci stanno, ok, ma niente altro. E lo stanzino è riservato ai bagagli.


Quindi la soluzione è lasciare le bici nella corte interna a cui si accede dalla sala colazioni. E, come spieghiamo ai clienti, non sarà possibile prendere le bici durante l'orario delle colazioni. Perchè se la sala è piena (ed è sempre piena, dalle 7 alle 10) non si può passare con delle bici tra un tavolo e l'altro. Non si può dire alla gente, intenta a bersi il meritato caffè prima di partire all'assalto dei musei, di alzarsi, scansarsi e far passare due biciclette.


I giovani brasiliani annuiscono.


Ripetiamo: è tutto chiaro? No bici dalle 7 alle 10.


Annuiscono di nuovo.


E' chiaro che muovere su e giù la testa, in Brasile, significa “non c'ho capito una emerita sega”, oppure “dite pure quel che vi pare, tanto noi facciamo di testa nostra, perchè siamo due stracciamaroni di prima categoria”.


Beh, immagino che abbiate capito cosa succede: la mattina dopo, alle 8, chiamano dalla camera, e chiedono le biciclette.


Io ero basito, guardavo il numero di camera sul display del centralino e non ci volevo credere. Ero seriamente tentato di salire su, afferrarli e lanciarli dalla finestra, tanto in questi ultimi anni sono morti più brasiliani cadendo da certe altezze (soprattutto gli spalti di uno stadio in costruzione) che per incidenti stradali o semplicemente per anzianità. Qindi due in più o meno non sarebbe stata questa gran differenza. Anzi, trattandosi di questi due, sarebbe stato un favore al mondo.


Ovviamente ripeto ai clienti che in quel momento non era assolutamente possibile, proprio come gli era stato detto ieri pomeriggio. E lui se ne esce con la frase dei clienti strunz in quesi casi:


“E' un problema”


E sticazzi, è un TUO problema!


Ma dato che sono un emerito deficente, dico al cliente di aspettare, che avrei fatto un tentativo.


Mai fare tentativi del genere. Mai andare dall'addetta alle colazioni a chiedere una cosa del genere.


Perchè da noi l'addetta alle colazioni è “Herr Oberst” Marina. Una sarda con la stessa espressione glaciale di un ufficiale prussiano appena uscito da un libro di Hassel. E l'amabile carattere del mostro di Milwaukee in procinto di vivisezionare la sua prossima vittima.


Herr Oberst, come prevedevo, assume l'espressione inca**ata alla Grillo su un palco: vaffanc**o al mondo intero. Ovviamente, io sono il primo obbiettivo.


Ok, sono un bischero, me la sono cercata. Tanto sapevo già la risposta, che diamine mi vado ad impelagare in queste stupidissime domande se so già come andrà a finire? Non è possibile prendere le bici ora, siamo in pieno momento colazioni, la sala è stracolma di gente intenta a strafogarsi di paste e panini come se non ci fosse domani. E' come sul Piave un secolo fa: non si passa.


Quindi richiamo il cliente in camera e gli dico che deve aspettare le 10. Anche un pò dopo, se qualche cliente si attarda a finire la sua colazione. Ed il cangaceiro dall'altra parte della cornetta se ne esce con la solita frasina del ca**o: “this is a problem”.


E lì gliel'ho detto chiaramente: “We told you yesterday. So, i'm very sorry, but it's your problem”. E riattacco.


Mi aspetto di vederlo scendere incacchiatissimo come un rocker naufragato su un'isola deserta con solo un cd di Gigi d'Alessio, ed invece è tranquillissimo. Si scusa del problema. Dice che non aveva capito. Ma per me aveva capito benissimo e ci provava, per vedere se questi italiani facevano uno strappo alla regola. Strunz! Lui e la moglie si sono messi a sedere nel divano davanti alla hall ed hanno aspettato le 10 ed un quarto, quando herr Oberst ha detto che si, ora potevano prendersi le bici.



3. Signora giapponese. Gentile e cordiale come solo i giapponesi sanno essere, mi riempie di complimenti per a mia abilità nella sua lingua madre. Ovviamente, gongolo come un cagnolino sotto una tempesta di carezze, perchè sono un maledetto narcisista, e ci godo quando mi dicono che sono bravo. E non capita spesso.


Solo che rientra in albergo dopo una cena durante la quale si sarà scolata due damigiane di Chianti. Mi ha letteralmente steso a suon di alitate alcoliche modello Superciuk.



4. Questa invece è accaduta a mia moglie.


La mia signora è lì tutta impegnata nell'invio conti quando si vede arrrivare al bancone un cliente americano con le capacità intellettive di un protagonista di jersey shore. Le rovescia letteralmente addosso una sacchettata di scontrini ed una richiesta da Scrooge che deve tenere bene i conti delle spese: vuole sapere a quale negozio appartengono e di cosa si tratta. E sono tutti acquisti che il tipo ha fatto a Venezia.


La Sara è letteralmente allibita: ma cosa ne posso sapere io?


Eh, ma lei è italiana, conoscerà Venezia, no?


Pazientemente (la Sara in questo è su un livello superiore: io avrei lanciato un urlo da Janet Leigh) mia moglie cerca di aiutare il cliente in questa ricerca. E qui siamo veramente al teatro dell'assurdo:


-Che cos'è questo?


-Questo è un cedolino pos. Lei ha fatto un acquisto con la carta di credito. Guardi, qui c'è uno scontrino per la stessa cifra. Pizza, acqua... l'intestazione in alto è un pò strappata ma si legge qualcosa... “ccianoci”... googliamo... ecco, pizzeria Schiaccianoci, Venezia.


-Mmmhhh... ok... e questo altro?


-Non saprei, qui non c'è lo scontrino. E' un cedolino pos per un qualche acquisto.


-E di cosa si tratta?


…...


-Ma... signore... non ne ho la più pallida idea.


-Ma proprio nessuna? E questi qui?- una mezza dozzina di scontrini di pochi euri ognuno.


-... non saprei... qui c'è scritto “reparto 1”-


-E cosa significa?-


Argh! Ma che minchia ne so? Avrai comprato un ciottolino di vetro di Murano, una maschera da carnevale made in China, una t-shirt con la scritta “il nostro avido zio è stato a Venezia ed invece di annegare in un canale e lasciarci l'eredità, ci ha portato questa stupidissima t-shirt”. Ma quanto hai intenzione di tenermi dietro alle tue stupide ricerche di spesa?


Un'ora. Un'intera ora a cercare di capire cos'erano quegli scontrini del ca**o.


E si arrabbiava perchè la banconista non sapeva di cosa si trattava.


Certa gente non è mica normale.

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