giovedì 6 novembre 2014

Come ho detto altre volte, e non mi stancherò mai di ripetere, i clienti che si presentano al bancone del ricevimento non sono idioti o deficienti; sono semplici turisti svagati. 

Gente che ha completamente staccato la spina, in estremo relax mentale. Meno dal punto di vista fisico, dato che devono passare ore su e giù per musei, ma con la testa sono più che in vacanza. Sono oltre. Capaci quindi di sfondoni intellettuali enormi, anche se nella vita sono ricercatori scientifici con QI simile a quello di Sheldon.

Perciò si, mi piace ridere e scherzare di chi mi chiede informazioni assurde come il tipo che, al check-out, mi chiedeva se conoscevo Venezia e che strada doveva prendere per arrivare al suo hotel in San Marco perchè il navigatore non glielo trovava (io non oso neanche lontanamente immaginare come sono messi i miei colleghi della città lagunare, che questioni del genere ne ricevono ogni settimana). Rido si, di queste domande, ma più che ridere di loro, mi piace pensare che rido CON loro. Ok, qualcuno se la prende, ma diamine, sei in vacanza. Sei rilassato, è normale sparare qualche sfondone, dire una stupidità, un discorso totalmente privo di senso. Ma che te frega, dai, un po' d'autoironia.

La deficienza, la stupidità, l'idiozia, non sono dentro l'albergo. Sono fuori.


Sabato sera sono andato a lavoro in scooter. Non lo faccio molto spesso perchè ho l'enorme ed invidiabile vantaggio di vivere abbastanza vicino al posto di lavoro da potermi permettere di andarci camminando. Che sia estate od inverno, caldo o freddo, pioggia o vento, Caro Emerald in cuffia e via a piedi, e mi piace il fatto di passare dall'interno della stazione anche se non sono un pendolare e posso permettermi di snobbare i disastrosi treni italioti.

Sabato no.

Ero fuori per una cena e per essere sicuro di arrivare in tempo, sono andato a quest'incontro in scooter e già vestito da lavoro, in modo da proseguire direttamente in albergo per il turno 23-7.

Verso le 4 del mattino mi rientrano due italiani, fuori per non so quale motivo e che giustamente non mi interessa perchè non sono fatti miei. Uno dei due è a cercare un parcheggio, che come tutti i sabati notte, nel centro di Fi, è libero e selvaggio; l'altro sta fumando davanti all'ingresso.

Ad un certo punto passa un gruppetto di adolescenti stranieri. Un momento rapido, sfuggente. Li noto appena con la coda dell'occhio. Dopo un paio di minuti odo urla belluine, grida sparate nella quiete della notte del centro fiorentino, senza apparente motivo. Anzi, togliete pure l'apparente: urlano perchè sono fatti da una qualche sostanza, o solo per deficienza da materia grigia. Od entrambi i motivi.

Poi, un gran fracasso, un rumore metallico.

Un brutto presentimento. Un orribile pensiero. Quella sensazione angosciosa da “No, fai che non sia capitato a me. No, ca**o, dai”.

Esco. Davanti all'ingresso, con la bocca aperta e la sigaretta fumante sull'angolo della stessa, il cliente italiano osserva abbastanza sconcertato la scena che mi si presenta, davanti, in tutto il suo orrore.

A pochi metri dall'hotel, nel parcheggio apposito, vedo lo scooter a terra, disteso in una posa innaturale, per un mezzo a due ruote.

Più avanti, che si allontanano velocemente, il gruppo di strunz che avevo notato poco prima, e si era felicemente data alle grida selvagge da Fred Flinstone con la clava. Peccato che siamo nel XXI secolo. Evidentemente qualcuno è rimasto al Neolitico.Ora, è brutto che lo dica, ma per un nanosecondo i desideri più orrendi si sono affollati nella mia testa. Una roba che riguarda persone denutrite in pigiama a righe dentro luoghi dove le docce non gettano h2o ed i forni non sono usati per cuocere il pane.

Cercate di capirmi: ero preda della rabbia furibonda che ti assale quando ti accorgi che gente che non conosci ha così poco rispetto degli oggetti altrui. Delle persone altrui. Che se la loro vita terminasse in quel preciso momento, non solo non ti dispiacerebbe, ma ne saresti pure lieto.

E' una sciocchezza, perchè ci si rende subito conto che con persone di quella nazionalità ci vivi fianco a fianco ogni giorno; che alcuni sono pure colleghi di lavoro, od hanno figli/e che vanno nella stessa scuola dei tuoi, di figli. Pure nella stessa classe.

La verità è che non è la nazionalità a fare gli strunz, ma l'età. Perchè un adolescente ubriaco o strafatto di roba uscita da un laboratorio chimico clandestino, sarà sempre un pericolo per chiunque. E non c'è sesso, nazionalità o religione che lo renderà migliore, se sente il bisogno di sfogare i suoi istinti animaleschi su qualcosa. O, peggio ancora, su qualcuno.

Un secondo dopo questa scena un ragazzetto americano della stessa età, anche lui in evidentissimo stato alterato, corre verso il gruppetto di coetanei che ha commesso il danno nei confronti del mio mezzo a motore, e che continua ad urlare e discutere molto, molto animatamente, in chiarissimo disaccordo per un qualche motivo indubbiamente futile. Ci guarda, tutto sorridente e sguaiato, ed alzando le braccia al cielo urla “YUUUU, COMBAT!!!”, tutto felice di poter osservare un fight club nel pieno centro di Firenze. Incurante della possibilità che costoro decidano di allearsi contro un ragazzetto yankee che non vuole farsi i fatti suoi, e sfogare i loro istinti animaleschi su un soggetto in carne ed ossa, che su un pezzo di ferro.

Il signore italiano, continuando a fumare, mi guarda e pronuncia una triste verità: “L'arcol fa dimorto male”

Io non ho neanche la forza di rispondere, sono troppo demoralizzato per poter replicare. Mi avvicino allo scooter con la stessa tristezza di Tex Willer che deve far fuori il cavallo azzoppato.

Il tipo, che mi ha seguito, assume uno sguardo attonito: “Ma... è er tuo?”

Mi volto verso di lui e faccio cenno di si con la testa, non riesco neanche a pronunciarlo, a far uscire parole distinte dalla bocca.

E lui, messasi la sigaretta tra le labbra, compie un gesto di solidarietà di cui lì per lì neanche mi accorgo: mi aiuta a sollevarlo. Una volta tornato sul cavalletto, lo osserviamo: lo specchietto di sinistra è piegato, e si vede il retro solo su un angolino. Anche la leva del freno è piegata, ma pare funzionare.

Il cliente, che ormai ho definito provenire dalla capitale o quantomeno dai dintorni, mi dice, cercando di rincuorarmi: “Beh, nun me sembra ce siano grandi danni, er parabrezza nun s'è rotto. Son sicuro riparte”.

Assorbo parzialmente l'amarezza per la violenza indiretta che ho subito. Allargo le braccia ed osservo in direzione del gruppo, ormai lontano “E' successo tutto così velocemente, anche a chiamare i carabinieri...”

“Tanto nun glie fanno niente” dice lui scuotendo la testa. E purtroppo penso abbia ragione, anche se nel paese dove viviamo alcuni tutori dell'ordine possono permettersi di ammazzare la gente e non subire giudizi.

In quel momento rientra anche il suo amico, e dopo avergli dato le chiavi delle camere, mi danno un ultimo messaggio di solidarietà. Che mi rincuora un poco sull'umanità ed i suoi problemi.

Però è bene non ci pensi, o la rabbia mi torna più montante che mai. E riguarda sempre campi racchiusi da filo spinato con guardie armate sule torrette. Possibilmente nell'estremo nord-est siberiano.

Mi verrebbe da dire che in fondo ho una moglie e due figlie bellissime, ma questo lo diceva più o meno anche un certo ragioniere. In ogni caso, evito di giocare a campana nei pressi dei tombini aperti.


Altro esempio di mancanza di rispetto:

proprio poco fa, turno pomeridiano.

L'albergo dove lavora la Sara ha il suo garage. Pochi posti, ma comunque ce l'hanno. Quando è pieno, chiamano un garage nelle vicinanze, stesso prezzo.

Alle 19 circa la Sara si accorge che un'auto è parcheggiata per metà davanti all'ingresso del garage. Non si può entrare né uscire.

Immediatamente, la Sara si attacca al telefono per chiamare i vigili urbani, ma data l'ora ed il tempo atmosferico, non vi sono pattuglie disponibili da mandare. Nel frattempo un furgone, che percorre dalla via, ha grosse difficoltà a passare, perchè il garage è nei pressi di una strozzatura della stessa. Dopo aver suonato per un po', è costretto a salire sul marciapiede, fare un pezzo di via contromano e proseguire per la traversa a retromarcia.

E nel frattempo che la Sara attende i vigili, dopo 3 quarti d'ora, arriva un cliente. Con l'auto. Mia moglie è costretta a chiamare il garage nei pressi dell'albergo, che quindi incasserà il costo del garage del cliente: 90 € (30 euro al giorno), in luogo dell'hotel. Ovviamente.

E mentre il garagista prende le chiavi dell'auto del cliente, l'auto rompiba**e parte. Dopo aver parcheggiato male ed aver costretto auto e furgoni vari a manovre assurde, ed un albergo a perdere un incasso, lo strunz se ne va; la speranza è che si schianti contro un albero, così potremo piangere perchè era un bellissimo platano.

Chiosa finale: praticamente nello stesso momento arrivano i vigili. Che avevano pure visto, dal fondo della via, l'auto dello strunz che se ne va.Il vigile entra nell'albergo; la Sara gli riferisce che l'auto se n'è andata e che l'albergo ha perso 90 € perchè loro sono arrivati quasi un'ora dopo.

“Glieli regalo, quei 90 €”.

Ma speriamo servano ai parenti dello strunz per la corona di fiori.


Scusate, non erano storie divertenti, ma purtroppo nella vita capita anche questo.

Nessun commento:

Posta un commento