mercoledì 17 dicembre 2014

Ma in fondo la questione è semplice, quasi banale.

Se la sera prima non si era, aimhè, completi, è ovvio che si hanno camere libere e pronte anche alle 7 del mattino. E quindi fare il check-in molto presto.
E capita, perchè il mondo è strano e Murphy aveva maledettamente ragione, che si abbia una giornata di pochissimi arrivi e questi si presentino tutti alle 7 del mattino. O che se ne abbiano tantissimi, e si presentino, tutti assieme, alle 7 di sera (e non sono neanche gruppi, ma individuali).

Ma il problema non è quello.

Il problema vero, serio, quello che ti fa gridare al napalm come panacea di tutti i mali, sono le persone che, al mattino, dopo un giorno precedente di completo, un full booked che ti fa ben sperare sulla crisi alla faccia delle litigate tra matteino, silvietto e sindacalisti vari, queste persone, dicevo, si mettono ad urlare e sbraitare nella hall perchè le camere non sono ancora pronte. E malgrado l'orario del check-out non sia ancora arrivato e chi aveva le camere giustamente ne gode perchè le ha pagate, queste pers... no, scusate, questi strunz pretendano pure di buttar fuori la gente e dargli una camera. Subito. E che sia la migliore.

Napalm, appunto.

In queste situazioni migliori di tutti, i più deliziosi, sono gli austriaci.

I discendenti di Strauss e Cecco Beppe prenotano sempre e solo con agenzia ed arrivano a Firenze, regolarmente, con il treno. Che ferma a SMN la mattina. Alle 6 in punto.

Basta leggere il cognome e l'agenzia sulla lista arrivi e si può star sicuri che, alle 6.15, suoneranno il campanello.

E lo suoneranno, perchè loro ragionano così: alle 6 (e 15) del mattino, può essere che il portiere di notte si sia chiuso dentro, quindi, prima di tentare di aprire un portone chiuso a chiave, proviamo a bussare o suonare un campanello.

Si chiama cervello.

Con i miei (nostri) concittadini capita il contrario. Loro escono nottetempo ed io li avverto che mi chiudo dentro, e quindi devono premere il pulsantino.

Ma poiché i miei (nostri) concittadini non usano il cervello, perennemente posto su “off”, al rientro tentano di aprire la porta. E si sorprendono che è chiusa. E qualcuno tenta anche di aprire con la forza. Malgrado gli avessi detto, da neanche un'ora, di suonare.

Gli austriaci, neanche li ho mai visti, neanche sono mai stati qui, e suonano comunque.

Corro ad aprire.

Sbrigo le formalità di rito: voucher e cognome del cliente, prenotazione ok, piantina della città.

E senza neanche glielo dica, mi propongono subito di lasciare i bagagli nel deposito.
Loro non ci provano neanche, a chiedere la camera la mattina a quell'ora. Danno per scontato che sia era pieni (perchè Florenz ist Florenz, ja). Hanno qualcosa che a molti italioti, aimè, manca toitalmente: il rispetto del lavoro altrui; c'è un orario per le partenze ed uno per gli arrivi. Mi commuovo quasi come quando vidi camminare per la prima volta Camilla e Gaia. E prima ancora Clara.

Ora, a parte la bassa, quando abbiamo, purtroppo, camere a iosa e posso mandarli su già alle 6 del mattino, in tutti gli altri casi prendo i bagagli, li etichetto e li sposto nel relativo deposito, dopo di che vado ad offrirgli un caffè. E non posso non farlo, con clienti così speciali. E mi ringraziano, sorpresi e felici di trovare un italiano sorridente che gli offre un caffè, il che dice molto sui notturni, sicuramente non solo italiani. E mi stringono la mano. E la stanchezza di 8 ore di turno notturno, magicamente, scompare, e sono più fresco di un fiorellino di campo bagnato dalla rugiada del mattino. E con la piantina gli spiego dove siamo. Cosa che si fanno dire volentieri benchè, nel 90% dei casi, conoscano Firenze come le loro tasche. E poichè gli austriaci sono fatti d'acciaio e, a parte noi sul Piave, non li ferma nessuno, vanno subito a giro per Firenze dopo un viaggio in treno di 10 ore.

E la cosa più strabiliante ancora è che quando gli dico l'orario della colazione, loro sanno già che è a partire dal giorno dopo. Non quello dell'arrivo.

Un italiano si imbucherebbe comunque.

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