venerdì 30 gennaio 2015


Ci sono clienti che fanno apparire il nostro lavoro “bello”. Ma veramente. La soddisfazione di aiutare con piccoli gesti, minuscole attenzioni. Che non siamo solo quelli che vendono camere.
Aimè, non è sempre così. Ci sono anche i clienti che fanno apparire il lavoro come il nome del nuovo sito del ministero dei beni culturali: very bello. Che vorresti prendere da parte l'autore del sito e chiedergli “Senti, detto tra me e te, ma che ti diceva il cervello quando ti è venuto in mente questa cagata di nome?”
Tre episodi di questi giorni di lavoro, uno bello, e due very bello.

1.”Sapete perché sono salito quassù? Per vedere le cose da un’altra prospettiva”
Ma mica sempre, professor Kipling. Ci possono essere anche altre motivazioni. E se mi permette, ben più nobili.
Coppia italiana con passeggino e bimba di 10 mesi.
Check-out, pagamento camera e garage. Il marito va a caricare i bagagli in auto, la moglie mi chiede le forbici perché vuole staccare il palloncino dal passeggino della bimba. Mentre sono lì che cerco, la signora mi dice che non fa niente, è riuscita comunque a slegarlo. Solo che gli sfugge. E vola su in alto.
-Oh, accidenti. E vabbè, lo lasciamo lì, ok?- Dice rivolto alla piccola.
Lei, boccuccia aperta, occhi sgranati e fissi sul mondo. Ed in quel momento il mondo è un palloncino gonfiato ad elio che galleggia sul soffitto.
Non posso non fare qualcosa.
-Stia attento!- Potrebbero fare flic-floc, perché lo dicono all’unisono, la madre ed il padre appena rientrato a prendere un secondo bagaglio. Lui accenna anche a tenermi le gambe, perché sono appena salito in piedi sul bancone.
-Non c’è problema, ce la faccio bene- Allungo le braccia ed afferro il palloncino. La piccola osserva stupita l’operazione; effettivamente osserva tutto con stupore, come si conviene a quell’età.
-E’ la prima volta-
-Che prende un palloncino?-
-No, che salgo sul bancone-
La bellezza di una bambina che allunga le manine verso il suo gioco -Hai visto che gentile il signore?- Dopo di che ringraziamenti, strette di mano e partenza.
Ma mi mordo le mani per non aver avuto la prontezza di spirito di dire un “Oh capitano, mio capitano”
Ci stava tutto.

2.Sono sempre stato di sinistra, partito attualmente esistente solo in Grecia. Vengo da una famiglia che a casa ha la foto di Vladimir Ilic che arringa la folla, Palmiro a braccetto con la Nilde, Enrico in collo al nostro Roberto. Malgrado ciò, mi è sempre piaciuto giocare l’Italia a World in Flames, gioco di strategia da tavolo sulla IIGM. Un risiko all'ennesima potenza. Ci giocavo così tanto che i miei amici mi ribattezzarono “Benito Marcellini”. Ma a giocare l’Italia ti rendi conto che è dura, soprattutto se il giocatore tedesco non ti supporta con un numero adeguato di unità aeree: sono mazzate su mazzate. E’ un gioco brutalmente realistico, e l’Italia è veramente un’italietta. Basta dare una rapida occhiata alle 3600 pedine, i 2 metri quadri di mappe e leggere il regolamento di 80 pagine, per rendersi conto che trovarsi truppe anglo-americane in casa non è una possibilità: è un evento certo. Solo una questione di tempo. Pure se a manovrare inglese ed americano sono giocatori scarsi e molto sfortunati con i dadi.
Italiani, check-in. Quarantenni del nord in splendida forma. L’arrivo promette bene: grandi sorrisi e strette di mano. Una semplice coppia che, furbamente, arriva una domenica di Gennaio per godere della Firenze vuota di turisti, e conseguente facilità di visita.
Arrivano presto, ma poiché, purtroppo, non eravamo pieni il sabato sera (è pur sempre Gennaio), gli cerco una camera già pronta
–Vediamo che posso darvi-
-La migliore- Fa lui con un sorriso.
E’ simpatico, dai, lo accontento.
-Quinto piano, terrazza e vista-
Mostra il pollice alto –Bravissimo-
Mi danno di documenti per la registrazione, e lì, aprendo il portafoglio, mi mostra una foto:
-Questo sono io, la vita passata-
E mi appare il faccione duro del Benito originale; si, proprio lui, il duce, con l'espressione che “spacco il c*** a tutti”, ma era meglio se la guerra la giocava come faccio io: con i dadi. Perché a dichiarare guerra a mezzo mondo, specialmente ad una potenza come gli Usa, alla fine te li ritrovi in casa. Armati fino ai denti. Come puntualmente accadde.
-Ti piace?-
-Mah, un po’ pericoloso-
-Si, per gli altri-
-Non lo so- faccio io mentre prendo la chiave della camera –Il bungee-jumping non mi è mai piaciuto-
Sorride, ringrazia afferrando la chiave, ma non dice niente a riguardo. O ci sta riflettendo, o non l’ha capita. Oppure l’ha capita ma sta pensando a come far sparire il mio corpo. Solo che poi, tutto gonfio modello fiero alleaten, mi fa:
-Ce l’ho tatuato anche sul petto!-
Non ci tengo a vederlo, grazie. Ma bene non abbia capito la mia battuta. Bisogna impari a stare zitto, prima o poi qualcuno ci arriva e mi mena.
Poi, a causa dei miei turni, non li ho rivisti. Altrimenti gli avrei chiesto di salutarmi il gerarca Barbagli.

3.Turno di notte. Sono nell'altro albergo della ditta.
Aprono la porta.
Sul momento ho un coccolone, perchè è l'una e mezzo e significa che non mi sono chiuso dentro. Ed a quest'ora della notte barricarsi è fondamentale perchè, come dissi già una volta, non sia mai che a qualche simpatico pazzerello non sfrulli l'idea di penetrare nella struttura ed infiastidire il sottoscritto. Sperando che non voglia invertire verbi e sostantivi.
Ma per fortuna è un pazzerello, all'apparenza, innocuo.
Asiatico trentenne con classici occhialini di dotazione standard, palpebra a mezz'asta e cappottone da cui si intravede spuntare un pigiama.
E immancabili ciabatte.
Devo averci una calamita interna che li attira.
Soprattutto perchè se ne sta lì sull'ingresso, e lascia entrare tutto il frescuccio notturno del Gennaio fiorentino. Una meraviglia.
“Excuse me, 24 hour shop?”
“In Italy? No 24 hour shop. Everything closed. No way. Wanna eat? Mcdonald”
Occhi che si spalancano, boccuccia aperta, eccolo lì: Jackie Chan quando gli accade il fatto inaspettato.
“No 24 hour shop?”
Me lo chiede 3 volte.
Io, per 3 volte, a dirgli che non ci sono posti aperti 24 ore su 24 in Italia. Ok, vabbene, ci sono io nel mio albergo, il suddetto Mcdonald, ma altri posti proprio no. Non c'è nient'altro. Vai a nanna.
“I want beer, whisky”
Ok, era un tipetto, almeno all'apparenza, innocuo. Magari potevo pure venderglielo l'alcolico che desiderava e far fare cassa e profitto alla ditta, ma non si può mai sapere con chi si ha a che fare. Ed almeno in linea di massima il bar è a disposizione dei clienti dell'albergo, non di chi dorme altrove.E soprattutto non avevo nessuna voglia di dirgli dove poteva trovare un pub aperto. Perchè me lo avrebbe chiesto 3 o 4 volte, sempre sulla soglia e facendomi morire assiderato, perchè a differenza sua, non indossavo il cappotto. Non lo so, non so niente. Te ne vai?
Sta ancora qualche secondo lì sulla soglia, sempre con la mano appoggiata sulla maniglia del portone, occhi bassi e sguardo deluso del soldato nipponico trovato sull'isoletta del Pacifico nel '53 quando gli riferiscono che si erano arresi da 8 anni. Poi, finalmente, se ne va, mentre io chiudo subito a chiave e poi corro ad attaccarmi al fan-coil.
Se mi ammalo, sapete perchè.

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