venerdì 16 ottobre 2015

-Te! Dico a te, unico uomo di questa casa, che sei sempre a cucinare robaccia immonda! Elemento inutile e dannoso! Accorri al cospetto della tua signora e padrona!-


Preciso subito: mia moglie non mi tratta sempre così. E' la donna più dolce e premurosa del mondo. Semplicemente, spesso si permette di ricordarmi chi porta i pantaloni in casa.


Mi rifiuto di muovermi. Cucinare per me richiede concentrazione. Sentimento. Passione. No rotture di balle. Solo sostanze buone, naturali, biologiche. Certo, mi pagassero, pubblicizzerei pure io, come Cracco, immondi prodotti industriali a base di patate per il 3% e di olio di palma e grasso idrogenato per il restante 97%. Quindi posso permettermi il lusso di affermare che sono un cuoco autentico, sincero, che predilige i veri sapori.


'fanculo, preferirei i quattrini.


-Quello che sto cucinando sono prodotti dell'orto di di tuo suocero, nello specifico melanzane e basilico-


-E formaggio! Quello schifoso troiaio puzzolente! Lo sai che lo odio! Mio suocero deve portare il fungo porcino, è per quello che ti ho sposato-


-Spiacente, ma se non piove, i funghi si ostinano a non crescere. Dalla montagna, e dal supermercato, sono arrivati altri prodotti; mozzarella e melanzane si sposano alla perfezione, mentre per le lasagne al pesto, oltre a basilico e pinoli, ci vuole il parmigiano. E' la morte sua-


-Sarà la tua, di morte, se non accorri qui e non ti prosti ai miei piedi-


-Come dice Thomas Milan quando interpreta monnezza: “stoca**....


-Schnell! Kommen sie! Los, los!-


Conosce i miei punti deboli. Sa che agli ordini in tedesco, benchè non lo parli, non riesco a resistere. Accorro.


Come sempre, la trovo sul divano.
La posizione sul divano di mia moglie è la seguente:
corpo totalmente disteso a coprirne la totalità. Al resto della famiglia, maschi in particolare, qualsiasi porzione del divano è verboten
testa appoggiata su 3 cuscini (il quarto sta sotto ai piedi)
tazzina di caffè sul bracciolo
copertina. Anche in piena estate, lei è distesa sotto la copertina.
Linus non può competere.
Ed infine: tv accesa su quel cavolo di Grey's anatomy, che la7d si ostina a trasmettere ad ogni ora del giorno e della notte, peggio di peppa pig.
Stronzi.


Ma accorro perchè:
-Sara, devi smetterla di parlarmi in tedesco. Il tedesco mi fa lo stesso effetto dello spagnolo sul personaggio di Jamie Lee Curtis in “Un pesce di nome Wanda”: ingrifa da morire-


-Meglio che te la fai passare, “bello”. Ora stai qui e mi ascolti, invece trastullarti con pesto e melanzane-


-Sono tutt'orecchi, mia signora- Dopo di che mi volto ed afferro dalla libreria il mio fumetto preferito, quello dove Calvin urla “Girls suck!”


-Tanto lo so che mi ascolti. Dunque, martedì ti ho permesso di andare a vedere il concerto di coso lì, quel satrapo...-


-SATRIANI! Joe Satriani. Lo so, e te ne sono grato. Ancora di più se lo pronunciassi meglio. E comunque la cosa è reciproca. Martedì prossimo sei tu che vai al concerto del tuo gruppo preferito, su a Milano-


-Le mie amiche, con grande e profondo disappunto, mi hanno dato buca-


La mia mente si illumina, lo sguardo si alza dal fumetto. Moglie a casa con le bimbe significa serata libera per l'uomo. E non c'è il turno di notte in albergo. Perciò amici! Perciò giochi! Perciò birra! In settimana mi aveva chiamato il buon vecchio Copo, per tornare, dopo anni, a giocare a World in Flames. Mappe! Dadi! Pedine! Una banda di nerd che muovono corpi corazzati nella steppa russa! Manovrano possenti flotte nell'immensità del Pacifico! Lanciano la fanteria all'assalto tra le dune del des...


-Perciò ho deciso che tu mi accompagnerai-


Crack. Un mondo che va in frantumi. Il risveglio brutale ed intenso proprio mentre si sta sognando.


-E non ti permetto obiezioni! Tu sei nato per servire-


Purtroppo è proprio così. Come portiere d'albergo, offro un servizio. Cerco di svolgere al meglio il mio lavoro. Come marito, pure. Sono un bravo soldatino. In fondo, eseguo solo gli ordini. Ma questo lo dicevano pure le ss, quindi meglio evitare. Si fa perchè, in fondo, fa piacere.


Turno di centrale.


Personalmente preferisco il contatto con il cliente, ma bisogna fare anche questo. Stare nel retro a gestire le prenotazioni. Scaricare la posta. Rispondere alle richieste telefoniche od elettroniche. Sta roba qua. Sicuramente meno stancante che non stare in piedi al bancone. Decisamente meno stressante che non avere a che fare con i cinesi che “HOT UOTAAA!” o “UAIFAI” senza un buongiorno od un per favore che dimostra come il grande balzo in avanti del signor Tze-tung era la conquista dell'educazione e della cortesia, altro che quello dei mercati. Vabbè, è lavoro. Si manda avanti la carretta. Palla avanti e pedalare.


Come si dice a Firenze, facciamola poho lunga.


Sto ricontrollando le prenotazioni del giorno dopo, quando mi cascano gli occhi su una richiesta, bella evidente su una prenotazione d'agenzia.


No, dico... aspetta un momento...


Mi levo gli occhiali per leggere meglio.


Non ci sono dubbi. La richiesta è esplicita e semplicemente fenomenale. Potete vederla sulla foto, ma la riscrivo, perchè è troppo mitica:


Ci piacerebbe trovare una foto de Julio Iglesias sul tavolino. Grazie mille”


Afferro la prenotazione e mi guardo intorno. Sul momento l'unica cosa che penso è “Ed ora?” Ma poi mi ricordo che nell'altro albergo della ditta hanno la stampante a colori. Così potrò stampare un'immagine del cantante da far mettere sul tavolo in camera. Afferro la pratica e mi fiondo fuori, mentre il collega al banco si chiede dove cacchio stia andando alla velocità di un missile russo diretto in Siria. Percorro i venti metri di distanza zigzagando tra i turisti che riempiono la via ed entro nell'albergo meglio di come faceva Tomba con i paletti dello slalom. Lì trovo Diego, anche lui di centrale, che mi ragguaglia su dei clienti capitategli alcuni giorni prima su un turno di notte (storia che peraltro ho già scritto e che prima o poi pubblicherò). Poi gli faccio leggere la richiesta del mio prossimo cliente. Dire che si è ribaltato dal ridere è poco. Ci fiondiamo al pc per scaricare le immagini di Julio da google:


-Questa! Prendi questa che indica con il dito. E' m-i-t-i-c-a!-


Stampiamo; poi, dopo i saluti di rito, torno al mio albergo dove faccio leggere la richiesta del cliente a tutti i miei colleghi, e far vedere la foto appena stampata. Ovviamente, suscitando l'ilarità generale. Ma anche una certo piacere nel soddisfare una legittima richiesta di un cliente; in fondo, nella sua bizzarria, semplice da realizzare.


Fossero tutte così, il lavoro sarebbe bellissimo. Ma purtroppo, non lo è. Spesso e malvolentieri, sono richieste impossibili. Ma oggi, per una volta che capita, è una facile.


ps. mia moglie tende a precisare che non è arpia come la dipingo, e che non è vero che mi ha costretto a seguirla a vedere i Take That a Milano, e sono lieto di affermare che ha pienamente ragione. Soprattutto, non è vero che cucino troiai immondi, anche se il formaggio continua a non piacergli. Semplicemente, non ce la facevo a vederla triste dopo che le amiche gli avevano dato buca, così mi sono offerto di accompagnarla, ed ha immediatamente ritrovato il sorriso. Abbiamo passato due giorni solo io e lei, i giorni liberi che hanno chi, come noi, lavora in albergo, cioè giorni feriali. Cantava con passione le canzoni di Gary & co, e comunque, al di là dello spettacolo patinato con ballerini e coreografia studiata a tavolino che neanche per un piano militare, era pur sempre un concerto con una band che suonava. Il che va sempre bene. Mi sarebbe piaciuta un'espressione di contentezza anche dai clienti che volevano la foto di Julio, ma non ci hanno detto niente. Da loro, soddisfazione zero.
Uno si sbatte, e poi....


pps. Joe Satriani, per la qualità della musica e del pubblico, era molti livelli superiore.


ppps. All'ingresso del palazzetto di Assago: “Prima di entrare, facciamoci un selfie! Voglio far schiattare d'indivia le mie amiche”
Ok, devo tirare fuori il bastone?”
Marce! Piantala di fare lo scemo!”
A parte il fatto che sono maschio e non posso esimermi dal farlo, se mi alzi la palla, io schiaccio, è ovvio!”




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