venerdì 21 ottobre 2016

Svegliarsi la mattina per preparare la colazione alla famiglia, con particolare cura alle mie bambine, ha molto, moltissimo senso. Dà piena soddisfazione e piacere di completezza femminile. E' veramente il momento durante il quale la felicità non la misuri nei soldi o nei beni che possiedi, ma dai biscotti che inzuppi la mattina nel caffèllatte.

Svegliarsi la mattina di un giorno estivo (questo agosto) sapendo che le bambine non sono presenti in quanto in soggiorno presso i nonni al fresco della montagna casentinese, non ha nessun senso. Od almeno, lo avrebbe se non fosse che in camera da letto, dopo che ne sono uscita, ci resta a dormire il marito, reduce da notte di lavoro in albergo. Ha lo stesso sapore amaro di vedere vincere colei-che-non-può-essere-nominata (preciso: nel mio mondo piccolo non è una squadra di calcio con le maglie a strisce, ma la compagine di pallacanestro di Montecatini, altrimenti detti "i termali", acerrimi ed eterni rivali di noi pistoiesi, e con cui davamo vita a feroci derby ipercampanilistici negli anni '90).

Alle 14.30, momento per me di andare a lavoro, lui spunta fuori. Con l'aspetto, l'intelligenza e, ahimè, l'alitosi di uno yeti appena risvegliatosi dal letargo di sei mesi in una grotta dell'Himalaya.

-Oh, ecco il bell'addormentato che torna a noi, e senza neanche necessità del bacio del risveglio-

-Mmmggghhhh....-

-C'è sempre questa difficoltà ad attivare le vocali, bisogna regolare un pò l'apparato. Se provassi con questo sondino?- E gli agito davanti, in movimento verticale, lo spazzolone.

-Mggrrrhhh...-

-Meno ringhi, che sembri l'assistente nehandertaliano di Martin Mystere, e più lavoro: ecco quà ciò che serve per le pulizie di casa, in particolare spolverare camera nostra, che non posso farlo quando dormi.

-Uffff.... mrrghraahhh-

-Oh, bene, compaiono le prime vocali. Mi fa piacere, segno che comincia la carburazione. Ora mangi, ti svegli e lavori, caro il mio tesoruccio. Perchè anche se non volo e non ho il bikini tigrato, se quando torno trovo ancora tutto da fare, ti dò una bella scarica elettrica sotto forma di pedatoni. Ah, mi sono appena fatta il caffè, quindi la macchinetta scotta-

Dopo di chè, mi avvio al lavoro per un turno pomeridiano alberghiero che si sarebbe dimostrato allegro quanto una fila alle poste per pagare la bolletta il giorno che arrivano le pensioni.

Entrano in albergo con il timore di un fante che varca la soglia del campo minato, e con un abbigliamento davanti al quale anche un transessuale brasiliano direbbe che è esagerato: due vestitini con paillettes, uno rosa ed uno dorato, lucidi che sembrano gli abiti dei vulcanologi.

Due ragazze indiane, giovani. Quasi preferirei che mio marito, appena svegliato, mi avesse baciato appassionatamete con il suo alito yetesco.

Con una vocina che sembrano Ariana Grande quando gioca a fare la scemotta, chiedono il costo di una camera quadrupla per una notte, e prima ancora che glielo dica, se ne escono fuori "Cheeper price, pleeeease". Che non promette niente di buono.

Un'ora. Un'ora di trattative, con le due ragazze ed i due amici con loro (questi vestiti normalmente) per trattare sul prezzo, ed avere sconti su sconti. Con le due ragazze con la loro vocina che mi pregano perchè "we are so pooooooor". Sono così povere, piccole.

Uno sfinimento. Totale e definitivo, stavo per dirgli "ora chiamo il ministero della difesa e vi faccio rendere i marò, ma ve ne andate di qui". Ma alla fine accettano il prezzo che gli ho fatto. In 3. Perchè uno dei ragazzi decide che quei pochi euro che vengono a testa per una bella camera quadrupla in un decoroso 3 stelle nel centro di Firenze sono troppi, e preferisce risparmiarne una quindicina andando in un ostello.

A quel punto, definita finalmente la tariffa da pagare, la ragazza in rosa schoking estrae la carta di credito.

American express platinum. Di quelle che portano sopra la foto con dedica del CEO stesso dell'amexco. Ed in fase di trattativa si lamentavano di essere così povere, piccole cucciole....

Ma il peggio viene dopo. Una volta pagato, le indiane perdono, irrimediabilmente, il sorriso. Sparisce così, puf, una sonda dell'ente spaziale europeo a contatto con l'atmosfera marziana. E cominciano una sequela di domande e richieste da urlo: tutte le informazioni possibili su Firenze e dintorni, dove i dintorni sono la totalità della Toscana ed oltre. Come se avessero a disposizione mesi e mesi di vacanza, invece che solo un pomeriggio inoltrato ed uno scorcio di mattinata. Per questa loro maledettissima abitudine per cui "ho pagato ed usufruisco del servizio, anche se non mi serve", come quella volta che inaugurarono la tranvia per la prima volta, ed i fiorentini, per andare alle Cascine dalla stazione, si facevano il giro fino a Scandicci e ritorno. Anche la mattina (avevo un pomeriggio ed una mattina, quindi me li sono sciroppati anche alla partenza) dimostrerà il loro stile di vita: avevano chiesto uno sconto per non fare colazione, ma gli avevo spiegato che il pasto mattutino è sempre compreso nella tariffa della camera. Risultato: la mattina si abboffarono come se non vi fosse stato un domani, lasciando il solco tra tavolino e buffet, e lamentandosi pure quando finiva un prodotto e la Maura non riforniva immediatamente il tavolo (entravano proprio in caffetteria, mostravano quel che avevano preso ed a muso abbastanza duro, pretenzioso, sparavano subito che "rimettere, rifornire subito" mentre l'addetta era lì presa a fare cappuccini a clienti che, evidentemente, non meritavano la stessa considerazione delle indiane. Questione di casta, chiaro). E mi tocca anche stoppare il loro amico rientrato dall'ostello, e che pretende di infilarsi anche lui in sala colazioni ad abbuffarsi: no bello. Tu non hai pagato qui, perciò non ne hai diritto. Ed ovviamente, giù polemiche senza fine sul fatto che, avendo i loro amici pagato, anche lui doveva usufruire del servizio. Perchè non anche l'intera popolazione del Deccan, allora? E non è finita, perchè dopo la colazione anche hanno il coraggio di chiedermi il late check-out nel tardo pomeriggio. Ed i clienti che arrivano quel giorno dove li metto? Li lascio aspettare nella hall fino a che le signorie vostre non ci lasciano, gentilmente, la camera?

Ma ci può essere di peggio.

Prima di questo triste spettacolo del mattino successivo, rientro a casa dal turno pomeridiano delle 22. Come apro la porta, sento la voce del marito che mi arriva come una lontana -e minacciosa- eco da un'altra stanza:

-Attenta, è... ehm... bagnato-

Ero esterrefatta.

-Ma.... hai dato il cencio solo ORA? Con tutto il giorno a disposizione, senza le bambine a casa, hai pulito i pavimenti solo alle 10 di sera?????-

Lui ha il coraggio di spuntare dalla camera mentre si allaccia, tranquillo e beato, la cravatta e, con una faccina innocente ma chiaramente colpevole, ed il sorrisetto malizioso del bambino beccato con le mani nell marmellata, se ne viene fuori così:

-Eh... uh... ho avuto da fare....-

-Ma cosa? Che hai fatto? Sarai mica andato a Stratagemma a comprare altri giochi?-

-S-sono andato a vedere del computer nuovo...-

-Tutto il giorno?-

-Beh, visto c'ero, un salto in libreria.... poi lì c'è quel sushi-all-you-can-eat...-

-HAI MANGIATO IL SUSHI SENZA DI ME?????-

Se c'è una cosa che mi fa imbestialire, è quando mangiano il sushi senza invitarmi! E tranquillo e beato, lui infila la giacca e mi saluta, con l'espressione ad angioletto, che va al lavoro.

Ma prima che chiudesse la porta, un pedatone nel didietro gliel'ho mollato!

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