venerdì 30 dicembre 2016


Chiedo scusa a tutti voi. Davvero, perdonatemi, se potete. Ve lo chiedo perchè so che a molti, quel che sto per dire, non piacerà per niente. Ma è più forte di me. Devo farlo. Devo esternare i miei pensieri. E’ così, punto. Poi mi toglierete il like e l’amicizia, e vabbè, me ne farò una ragione. Giuro, lo comprenderò. Non ve ne farò una colpa. Non vi chiederò di ripensarci. Non sarò neanche sarcastico o fingendomi superiore affermando “Non sentirò la vostra mancanza, perciò ciaone”. La sentirò, perché sarei bugiardo se non dicessi che mi piace avere tanti like. Ma viviamo in un mondo libero, e se non volete leggere me, ci sono dozzine di altri blogger da cui potrete pescare. Su cui potete esercitare la piena e completa libertà di lettura. Avessi voluto piacere a tutti, avrei postato solo immagini di teneri gattini, no?

Sono di sinistra, lo sono sempre stato e sempre lo sarò.

Lo ammetto, Renzi mi è simpatico. Sarà la comune origine geografica, il modo di parlare, il tifo calcistico, od un certo “apparente” dinamismo, ma mi è simpatico. Ok, lo ammetto: mi ha deluso un sacco. Già quando era sindaco commise diversi, e gravi, errori, ma anche da passato PdC non è stato brillantissimo. Personalmente, mi trovo molto più vicino a posizioni più di sinistra. Ma sono uno che ragiona come Sanders: non abbiamo la maggioranza del partito, e quindi sosteniamo la vincitrice del congresso con tutte le nostre forze. Poi va male uguale perché, anche se la maggioranza degli americani vota Hillary, c’è quei ca**o di stati che dà un maggior numero di delegati, e la vittoria la decidono al KGB o come si chiama adesso. E pazienza. Ma qui siamo nell’italietta, e noi italiani non siamo contenti se non siamo litigarelli, e quindi c’è una sinistra che va contro Renzi rischiando la scissione.
Il punto è che sono stanco. Non ne posso più di quest’odio feroce che si scaglia contro il PdC di turno. E, lo ammetto, è anche colpa mia. Perché mi ricordo molto bene di quel 25 Aprile del ’94, quando in un milione s’andò a beccarci una guazzata epica a Milano, a manifestare contro Berlusconi & co. A che è servito? Solo a roderci il fegato. Aveva dalla sua la maggioranza e, giustamente, ha governato. Bastava sederci sulla riva e confucianamente aspettare, e prima o poi anche il suo cadavere sarebbe passato. Come puntualmente è successo. Anche se pare che si sia messo a nuotare e risalire la corrente, come i salmoni.

Quindi comprendo davvero poco tutto quest’odio che c’è stato -e c’è ancora- verso Renzi. Bastava che chi lo avversa attendesse anche lui sulla riva del fiume, senza tante offese gratuite. Quelle lasciatele allo Scanzi di turno. Bastava attendere, senza farsi rodere il fegato così aspramente. Ha pisciato fuori dal vaso e gli ha detto male. A casa. Ci riproverà, e se verrà votato, avrà ancora il potere. Funziona così. E’ la regola. Le regole valgono per chiunque. Bisogna accettarle. A tutti piacerebbe uccidere torme di orchi con la propria spada a due mani senza tirare il dado (D&D). Portare unità corazzate al fronte in un lampo (World in Flames). Produrre secchiate di zucchero ed indaco da caricare sulle navi (Puerto Rico). Non è così. Il dado va lanciato e se va male, il tuo personaggio muore. Le unità devono muoversi secondo le regole, esagono per esagono, prima di arrivare al fronte. E se un altro giocatore carica le navi prima di te, i tuoi cubetti rimangono tristemente in porto, ed i punti vittoria li realizza lui. Sono le regole del gioco. Vanno seguite. Pidessiquamente.


Turno di mattina in albergo. Io di centrale, Maurizio “addavvenì baffone” al bancone.

Arriva una cliente, italiana. Ha prenotato pochi minuti fa, via internet. Così da poco che la prenotazione non si era ancora materializzata sulla posta elettronica; e tra l’altro ero al bancone a dare una mano a Baffone perché stavano partendo una torma di gente che pare l’inferno di cristallo. Un attimo, sorprendentemente unico, di pace, come accade in albergo, e la signora si ritrova ben due impiegati tutti per lei. Ci dà il documento per la registrazione. E lì Baffone, vedendo che la signora è della Capitale, azzarda una battuta:

-A Roma in questo momento c’è maretta, in Campidoglio-

-E no, nun sta andando molto bene, ma tanto c’avemo pure L’ENNESIMO GOVERNO NON ELETTO-

Io sto zitto, perché è inutile e dannoso parlare di queste cose con i clienti. Mai contraddire i clienti per questioni di questo tipo. Lasciar fare. In politica la gente è più permalosa di quanto sia capace di ammettere. Persino, può scherzare sulla propria squadra di calcio, ma la politica no. Se è convinta di aver ragione, l’avrà sempre. Quindi volto la testa altrove. Ma farei meglio a tapparmi le orecchie, perché lei, rimettendo il documento in borsa, rincara la dose.

-SO’ ANNI CHE NUN CE FANNO VOTA’-

2013. Poco più di 3 anni fa. In teoria ne abbiamo almeno un altro e mezzo, perché la regola dice così. Ma è un pensiero che rimane tra i miei neuroni. Giro i tacchi e torno nel retro, alla posta elettronica, alle prenotazioni da scaricare ed inserire, alle tariffe da controllare. Alle mie regole da seguire.

Però ripeto:

la regola dice: votiamo i parlamentari.

Loro decidono.

Possiamo discutere fino al 2067 sulla problematica di un referendum fallito ed una legittimità, ma rimane il fatto che la regola dice che votiamo i parlamentari. Ripeto: votiamo i parlamentari. Lo ridico un’altra volta: votiamo i parlamentari. In base alla delega ricevuta, governano 5 anni. Piaccia o meno, è la regola. Le regole vanno seguite.

Perdonatemi, se potete. E se non potete, vi voglio bene uguale.

Ma leggete le regole.

venerdì 23 dicembre 2016

Come scrissi qualche settimana fa: "If it makes you happy, it can't be that bad", se qualcosa ti piace, non dev'essere poi così dannosa. 

Camilla, 11 anni, ha un cellulare 

Se siete di quelli che "ah, ma 11 anni sono pochi per un cellulare!" sappiate che a) l'unico sito accessibile è Disney, nei cui uffici campeggia la mia gigantografia come "miglior cliente di sempre" e "grazie di contribuire al college per i nostri figli" e b) nel cellulare è presente un controllo parentale coi controfiocchi, dove il minimo accenno di uso del telefonino da parte della proprietaria fa partire una specie di allarme su quello della mamma che urla "sta usando il telefono! Tua figlia sta uozz... whattzu...wuaz... vabbè, quello!!! Controlla se sei una buona mamma!" Insomma, non è mica come quella tipa argentina che, in albergo, mi chiese di settare il wifi al cellulare (un attrezzo che avrebbe ridicolizzato la mia rata del mutuo) alla figlia: una ragazzina di 9 anni che subito dopo la connessione alla rete dell'albergo, senza neanche un grazie, si lanciò su un social network cominciando nel contempo le pulizie di primavera del reparto olfattivo. 9 anni. Roba da chiamare i servizi sociali e fargliela portare via, seduta stante.

Tre mesi fa sono cominciate le medie. A parte il primo giorno, dove sia io che moglie abbiamo fatto in modo di essere liberi per accompagnarla personalmente a scuola, il secondo giorno Camilla è andata da sola. Un evento che ha messo in crisi la Sara fin dalla sera prima, dove aveva profonde difficoltà ad addormentarsi (per fortuna ero di notte in albergo, o non avrebbe fatto chiudere occhio neanche a me) perchè la mattina dopo la ragazza, per la prima volta in vita sua, uscì di casa per conto proprio. Il suo primo viaggio senza i genitori. La mia signora era in chiara e lampante agitazione, camminando su e giù per il salotto mentre attendeva il messaggino che gli segnalava il suo arrivo a scuola. Ed ancora di più, dopo qualche ora, quando attendeva che la Cami accendesse il cellulare (anche questa è una segnalazione che arriva all'apparecchio della mamma) ed il messaggio in cui gli comunicava che usciva da scuola e si avviava verso casa.

10 minuti di viaggio a piedi.

10 minuti incontenibili.

10 minuti dove "la mia bambina, perchè non arriva, perchè???" e mi prendeva per la collottola. Una persona agitata così mi ricordo solo il mio carissimo amico Simone, a fianco a me sugli spalti della Fiesole, che per 15 minuti mi urlò nell'orecchio destro "Perchè non fischia? Perchè????". Era il 6 Aprile 1991, capirete che sull'1-0 contro colei-che-non-deve-essere-nominata la domanda era più che legittima.

La differenza tra maschi e femmine, in fondo, è tutta qui.

Momenti che si ricordano per l'eternità.

Comunque sia, la ragazza adesso ha un cellulare. Ed ha chiesto di metterci PokemonGo. Poi qualche altro giochetto. Poi un altro. Poi i giga sono andati esauriti a warp 9. Perciò è andata in crisi ed ha smesso di giocare, cancellando tutto. E non si fida neanche più del whatzupp perchè una volta che era malata e quindi aveva saltato la scuola, le compagne non gli hanno passato i compiti giusti (tengo a precisare, con profondo ed indissimulato orgoglio, che ha la media dell'8). Ora ha promesso che leggerà, ogni giorno, due pagine di un libro. Il che mi lieta moltissimo, visto che io riesco ad arrivare a venti pagine al giorno. In compenso pretende che mi procuri un telefono più avanzato tecnologicamente in modo che pure io installi questo sistema di messaggi; e poter così aprire il gruppo "famiglia". Per ora limitato a 3, ma che diventeranno 4 quando la sorella andrà, anche lei, alle medie.

Due anni fa la Cami andò dalla mamma a chiedergli di quell'omone con la barba bianca e tutto vestito di rosso che porta i regali. Lei le aveva chiesto se davvero quel tipo, così particolare, esisteva (una volta ha visto Adinolfi in tv. Giuro, mi ha chiesto se era davvero lui Babbo Natale. Almeno, stava per farlo, ma poi mi ha chiesto se era un suo nipote non venuto su proprio benissimo, perchè vabbene che è grasso uguale, ma con un decisamente pessimo carattere); a tal domanda, a lungo attesa, la mamma le aveva chiesto cosa ne pensasse lei. La Camilla aveva espresso la sua piena perplessità all'esistenza di un tizio che viaggia nei cieli con renne e slitta senza l'ausilio di un motore traente/spingente ed ali che forniscano portanza, ma soprattutto portando regali senza nessun costo, per quanto il rosso sia anche il colore di una nota ditta di spedizioni. A quel punto la mamma non poteva continuare la pantomima dei regali, e la Cami aveva dato via al suo piantino di fine illusione, un pianto per fortuna non eccessivo. In fondo, si trattava solo della conferma ad un sospetto ormai quasi certezza.

L'illusione è continuata per Gaia. Fino a l'altra settimana.

La ragazza 2 poneva, ormai già da un mese, domande su Babbo Natale, soprattutto in virtù del fatto che le sue compagne non ci credono, e non mancavano di farglielo notare a scuola. Così anche lei si era messa a porre questioni, e la mamma le aveva fatto la stessa domanda: tu cosa ne pensi?

Dopo lunghe, attente e continue riflessioni, la verità era venuta a galla, provocando stavolta un pianto ben più lungo, a tratti disperato, che era davvero difficile e penoso da sentire malgrado la mamma la tenesse con le braccia e la consolasse che

-Se lo vuoi, la magia, non finirà mai. Non cambia niente-

E lei, come una stilettata al cuore:

-Si invece. Cambierò io-

Tutto ciò mentre io riassettavo la cucina e la Cami terminava la cena senza dire una parola, meravigliosa ragazza che per due anni aveva mantenuto il silenzio senza rivelare niente alla sorellina. Poi il pianto era finito, e la Gaia se n'era venuta fuori così:

-Non m'importa. Io ci credo lo stesso, e se le mie amiche mi dicono che non c'è, gli dico che non hanno fantasia!-

Non è meravigliosa?

ps. fantasy is the answer. Lo diceva sempre anche Gary Gygax.

Perciò credeteci. Di qualsiasi cosa si tratti.

Buon Natale a tutti.

pps. la foto non è venuta proprio benissimo, ma è quel che è stato appeso alla porta di casa. Ovviamente, made in Gaia.

venerdì 16 dicembre 2016

Non si può essere sempre ed esclusivamente seri. Comportarsi come la sindaca di Roma che, con aria greve e puntigliosa, parla alla webcam diramando tetre notizie. E, dietro di lei, l'intera giunta con la stessa espressione degli ufficiali dell'OKW dentro al bunker.

No, non va bene. Sempre allegri bisogna star. E qui dentro, quando ci applichiamo, ci riusciamo benissimo.

Io non ho colleghi di lavoro normali. Io lavoro con degli scherzoni.

Check-in. Coppia italiana abbastanza giovane da non aver visto il nostro secondo scudetto ma non abbastanza dal non aver visto il terzo sul campo. Salgono, poi dopo una ventina di minuti scarsi lui scende, e chiede a Mirko "say-hand" (è dove vive) se non fosse possibile porre dei petali di rosa sul letto.

Mirko corre a riferire, a noi esperti, la richiesta. Lui è ancora un pò inesperto, su questo (ma impara in fretta. Nell'albergo dove lavoriamo i casi difficili sono presenti ogni giorno. Anche, aimè, i casi umani). Ovviamente è possibile, basta pagare. Si chiama il fioraio e lui ci porta l'occorrente. Il ciente accetta, poi sale in camera e dopo un pò ne riscende con lei, per uscire. Per andare a giro per la città. In quel momento perciò chiamiamo il fiorario, che dopo qualche minuto si presenta con l'occorrente.

Ed a quel punto, mentre mi accingo a salire in camera, anche Eva Kant, il mio capo ricevimento, si presenta per aiutarmi nella predisposizione di questa composizione floreale; da fare, come aveva specificato il cliente, a nostro piacere.

E lì troviamo una sopresa: il letto è disfatto.

-Ma... l'hanno già usato?-

-Direi proprio di si-

-Non possiamo mica mettergli i petali sulle lenzuola. Richiudiamolo-

Perciò lo riassettiamo meglio che possiamo, con un certo imbarazzo perchè c'è un'evidente e numerosa presenza di peli corporei. Poi disponiamo i petali a formare un bel cuore.

In quel momento arriva anche il facchino, che ci porta due pacchettini di biscotti (i cantuccini, che teniamo apposta per la clientela con cui vogliamo fare bella figura. E questo era un caso speciale). Rimane un attimo disorientato dalla disposizione delle coperte:

-Ma.... il letto era così?-

-No, l'abbiamo rimesso su noi-

-Ah, ma... la cameriera non l'ha rifatto?-

-Si, l'ha rifatto. Ma i clienti sono già stati qui-

-Quindi l'hanno già usato?-

-Si, l'abbiamo rimesso su noi-

Ed a quel punto interviene Eva Kant:

-Poi io e Marcellino, visto che c'eravamo, ci siamo rotolati un pò anche noi....- E mi dà di gomito -Una cosina veloce, eh-

-Avete fatto bene- Fa lui ridendo. Anche io, ovviamente, ho riso. E sono battute che ci vogliono, in questo ambiente. Se non si è un pò scherzoni, anche di tanto in tanto, si rischia di dare di matto.

ps. i clienti hanno apprezzato moltissimo. E questo, alla fine, è quel che conta.

pps. meglio che questa storia non la faccia leggere alla moglie. Non abbia a credere che mi sia veramente rotolato su un letto (già usato) con Eva Kant. Qualche giorno fa, mentre passeggiavamo per il ridente quartiere (e morbo tranviario) in cui viviamo, mi cascarono gli occhi su un paio di rotondità piuttosto evidenti appena due passi avanti a noi (abbiate pietà, sono omo. Ho un mononeurone. E' colpa sua). Due nanosecondi dopo attenta e pervicace osservazione, mi arrivò uno scapaccione di cui sento ancora gli effetti. Oltre ad un minaccioso "Prima ti cavo gli occhi, e poi te lo taglio!". Quindi è bene che me ne stia tranquillo....



venerdì 9 dicembre 2016

Lungi da me anche solo l'idea di fare polemica con colui che considero, benchè non lo conosca ancora direttamente, un amico, il "Da Soli" può anche essere una necessità, un obbligo, un dovere e, in buona sostanza, una discreta scocciatura (se non, addirittura, pericolo).

Durante il turno di notte si è soli.

Non c'è un supporto lavorativo. Non ci sono colleghi a cui chiedere ragguagli. Non possiamo dirimere i problemi ad altri, non possimo rifugiarci nel "le passo un addetto alle prenotazioni" e smollare la telefonata ad Eva Kant o We are the Champions (mie colleghe e supreme Dee da adorare per come ci tolgono dai guai. A me, spesso). Non abbiamo la compagnia di una presenza con cui dialogare e confrontarsi, roba che si è anche tentati di dipingere una faccia su un pallone e parlarci, come Tom Hanks sull'isola. Noi notturni siamo gli unici dipendenti della ditta in turno. Siamo soli e dobbiamo far fronte a qualsiasi problematica che si presenti. Dobbiamo affontare il problema e risolverlo, e tutto ciò diventa un "adattarsi, improvvisare e raggiungere lo scopo", come diceva Gunny.

Dopo di che, io adoro il turno di notte. Perchè mi permette di lavorare in tranquillità, senza la frenesia del giorno. Ok, la vita sociale ne esce totalmente distrutta e non basterebbe un tubo direttamente collegato alla macchina del caffè, però è tutto un altro lavorare.

Ma l'imprevisto è sempre in agguato dietro l'angolo.

Si palesa verso le 24. Non lo riconosco perchè è con altre persone, e si attarda al bar con costoro. Servo drink ed addebito, e lì per lì uno si sente appagato: ho fatto guadagnare l'azienda. Non sarà come vendere una camera, ma è fatturato.

Poi gli amici salgono, e lui si piazza sul divano e comincia a chiacchierare:

-Ao', ma te, de notte.... che te possa da der tu?-

-Non sono uno che si fa formalismi, dimmi pure-

-Ecco, bravo... senti, ma te... qui di notte, da solo....-

-Eh si, di notte si è da soli. Ma va anche bene-

-Te piace lavorà de notte?-

-Potessi, fare solo questo-

-Troppe scocciature de giorno, eh?-

-Esatto. Di notte si lavora tranquil...-

-E poi magari chiami una.... eh? (ammiccamento)-

-...ma...veramente sarei sposato-

-Ah, giusto, certo. Anche io ho una moglie bellissima a [capitale di stato di paese dell'est] e due bambini, due diavoli-

-Io due bambine-

-E quando le bambine sono a scuola, a tua moglie, du' botte... eh?...-

-...eh....uh....-

-Però di notte, qui nun te vede nessuno, eh? Chiami una russa, 100 euri e due botte, eh?-

-... -

-Daje, me lo poi dì, semo tra noi...-

-No, non succede-

-Daje, nun ce credo. Cioè, io nun lo farei, ma se me dovesse capità....-

Non posso stare a discutere di queste cose ogni volta. Se avessi 1 euro per tutti i maschi -italici, peraltro- che hanno ammiccato alla possibilità di fare sesso extraconiugale con femmine (o meno) professioniste, potrei ripianare il debito greco e comprarmi Creta senza bisogno di ricorrere ai parà tedeschi e l'operazione Mercurio.

-C'è internet....-

-Ma internet.... nun me fido... cioè, te sei un portiere, nun c'hai persone fidate, che conosci... du' russe...-

-No, non ne conosco e non mi interessa-

-E qui non te le porti, de notte?-

-No, devo stare al lavoro, non posso assentarmi da qui-

-E vai in bagno, no? Se qualcuno rientra te suona er campanello-

L'idea di fare sesso in un bagno pubblico la trovo, detto semplicemente e senza metafore, totalmente ripugnante. Questo lo propone come se fosse la cosa più normale del mondo perchè pensa che io VERAMENTE mi porti prostitute professioniste in piena notte. Non ho assolutamente voglia di continuare questa discussione, ma lui insiste, convinto senza remore che io conosca due russe finchè, addirittura, se ne esce così:

-Ao, ma du' russe.... daje, 200 euri... le pago io. Le chiami e glie damo du' botte...-

Perchè fare le cose da soli quando ci può essere il piacere della condivisione? Chi non vorrebbe trovarsi uno sconosciuto con cui ricreare mitiche scene con Terence Hill e Bud Spencer quando ancora giravano film su sgangherati poliziotti della Florida alle prese con "batte da 100"?

Non la voglio fare lunga, anche perchè non ne vale assolutamente la pena. Ci misi un bel pò per convincerlo che non avevo la più pallida idea di dove rimediargli due russe. Ed anche lo avessi saputo, mi sarei rifiutato di provvedere. Che cercasse da sè in rete ed andasse da loro, tanto poteva tornare quando gli pareva, bastava suonasse il campanello. Finalmente la intese e se ne andò in camera. Ma non senza aver chiosato: -Je potevamo dà du botte....-

Però, ripeto:

in certi casi, o quanto meno dal punto di vista del lavoratore, da soli non è la soluzione.

E' una fonte di problemi.

ps. si, lo so che ora mi direte "Dai, non conosci due russe da 200? Chi non le conosce?" Lo so, avete ragione. Sono indietro. Mi garba stare indietro. Vorrei restarci.

venerdì 2 dicembre 2016

Come se non bastassero i turisti che chiedono informazioni quando sono di turno al bancone, noi fiorentini li troviamo spesso anche quando siamo in borghese e girelliamo in centro per godere delle meraviglie della nostra città, costruite quando essere architetti significava tirare su incredibili monumenti, e non, come quel bischero del poggi (minuscolo intenzionale) buttare giù epiche mura medioevali per installare quello stupidissimo anello di asfalto che passa sotto il nome di "viali di circonvallazione". O radere al suolo il mercato vecchio per quello spiazzo chiamato oggi Piazza della Repubblica (Poggi e/o Pubbliacqua = disastro sicuro). Se mai mi capiterà di trovare il dottore, gli chiederò di usare il Tardis per andare ad impedire che Firenze diventi capitale. 2000 anni di storia, e quei 7 stavano per rovinare tutto (si, ok, ci sarebbero anche i bombardamenti dovuti alla guerra, ma lì fu colpa della testa pelata. Il bunjee jumping va fatto prima di dare il potere a certa gente).

Girare per il centro di Firenze mano nella mano con la propria moglie è un privilegio assoluto, sublime e totale, che pochi altri, su questo pianeta, possono concedersi. Così, in una sera estiva di qualche anno fa, ci troviamo su quell'incredibile meraviglia di struttura atta a passare da una riva all'altra di un corso d'acqua (cit. wikipedia) nota con il nome di Ponte Vecchio.

Non perderò tempo a descrivere l'incredibile, stupefacente, meraviglioso ponte. Lo conoscete tutti. Almeno spero. Per voi.

Siamo appoggiati al parapetto, a discutere delle cose belle della nostra vita (il nostro amore, una casa nostra, il lavoro di portieri d'albergo, due bambine in quel momento alle prese con una nonna paterna che pretende di imboccarle malgrado l'età ormai preadolescenziale) quando si avvicinano due ragazzi giovani, di aspetto sudamericano che, con un sorriso cordiale, mi pongono una domanda:

-Parlate spagnolo?- (ovviamente sto traducendo)

-Eeee... io. Un pò-

-E sei di Firenze-

-Si, certo-

-Posso farti qualche domanda?-

-Ma certo, dimmi-

-Perchè questo ponte è così famoso?-

Rimango un po' sconcertato. I turisti, quando sono in albergo di turno, ci chiedono dove stanno i monumenti, non la ragione della loro costruzione. Lui se ne accorge.

-Siamo messicani. Siamo qui per turismo, e ci hanno tutti detto di questo ponte, ma non sappiamo perchè è così famoso. Tu sei di Firenze?-

-Si-

-Non volevamo disturbarvi, ma... siamo curiosi, ecco-

Sorrido. Mi rivedo qualche anno più giovane a giro, con un megazaino sulle spalle, per le strade di Dublino, Galway e Limerick, a chiedere informazioni agli irlandesi sui monumenti della città. O sulle migliori birrerie. Il fatto che non ricordi il 100% di quell'epico viaggio dovrebbe farmi capire che quest'ultima domanda era quella che ponevo più spesso.

Mi rimbocco mentalmente le maniche e mi schiarisco la gola.

-Beh, per prima cosa, questo è il più vecchio mai costruito-

-Solo per questo?-

-Poi c'è il fatto che è pieno di negozi, vedete? Ora sono chiusi, ma durante il giorno sono aperti ed attivi. Oggi sono tutti di oreficeria, ma in principio erano negozi normali, soprattutto di roba da mangiare. Una volta, nell'Arno, ci si poteva pescare-

-Allora molto tempo fa-

-Direi un paio di secoli-

-E non ci sono più pesci nel fiume, ora?-

-Beh.... diciamo che ci sono. Però, se li mangi, conti fino a 3 e muori-

-Peccato, niente sushi- Dice l'altro. Che finora non aveva aperto bocca. Ma che, quando lo fa, evidentemente, sa cosa dire.

Dopo la risata per la battuta, alzo il braccio e punto il dito verso l'alto.

-Però, il vero motivo per cui questo ponte è così famoso è questo- Ed i due messicani alzano lo sguardo verso l'alto.

-Lo costruì, 5 secoli fa, un architetto di nome Vasari, ed infatti si chiama Corridoio Vasariano. Là- Ed indico verso la mia destra. Due sguardi che spostano lo sguardo -C'è Palazzo Vecchio, dove si esercita il governo della città. Invece, di là- Abbasso il braccio destro ed alzo il sinistro, e gli sguardi lo seguono -C'è Palazzo Pitti, la residenza storica dei signori della città, i Medici. Il corridoio passa sopra le case ed il ponte, e permetteva un collegamento diretto tra i due palazzi-

Mi guardano, senza realizzare. Pongono una domanda che, dal mio punto di vista, è sciocca, futile e banale.

-Ma... perchè?-

-Così potevano andare da una parte all'altra senza mischiarsi con il popolo-

Uso proprio i termini così, nudi e crudi: Para no mezclarse con el pueblo, con los pobres. Baby George direbbe "i poracci".

Due bocche aperte mi osservano, stupite. Scuotono la testa e.... ve lo scrivo in spagnolo:

-Que... que mierdas!- dice uno. E l'altro ribatte:

-Si, que cabron! Porque no le han cortado la cabeza?-

Tagliargli la testa. Non male come idea. Peccato che:

-I fiorentini del 1500 non erano mica i francesi della rivoluzione. Od i messicani di Pancho Villa-

L'avessi mai detto!

-Si, noi siamo veri rivoluzionari! Mexico! Mexico!-

E si mettono a declamare il nome del loro paese, pugno chiuso alzato.

Non potevo non unirmi a loro.

La Sara, terga appoggiate al parapetto del ponte, scuote la testa e si mette la mano sulla faccia. Probabilmente, ha anche la tentazione di lasciarsi cadere di sotto.

Ma finito lo spettacolino del coro (cui non è mancata una divagazione verso gli Intillimani), i ragazzi ci stringono la mano, ringraziano della piccola lezione di storia e ci salutano. Fanno due passi indietro e guardano vero l'alto, osservando le finestrelle del corridoio.

-Potevano vedere tutto!-

-Certo- dico io -Osservavano il popolo, li tenevano d'occhio-

-Che merde! Dovevate tagliargli la testa!- Urlano dal mezzo del ponte, mentre si allontanano ridendo sguaiatamente.

Ma non successe. Anche se ci andarono vicino, i fiorentini non tagliarono la testa ai Medici. Per fortuna.

O no?