venerdì 7 aprile 2017

Il lunedì, normalmente, sono di notte.

Il che significa che il giorno, se non ho avuto ANCHE il turno domenica notte, è come essere libero. Mi sveglio all'orario del resto del mondo diurno e posso dedicarmi, anima e corpo, alla tabellina di marcia scrupolosamente stilata dalla moglie:

-alzarsi e preparare la colazione per 4;

-accompagnare la ragazza 2 alle elementari (la 1 è già autonoma. Sigh, ogni tanto mi vado a rivedere quando era una piccola cucciolotta, mi mancano quei momenti. Ok, sto mentendo, non mi manca affatto quando si svegliava alle 2 del mattino richiedendo furiosamente un biberon);

-pulire, a dovere e con impegno, tutta la casa (il che comprende preparare le lavatrici e stirare il contenuto di quelle precedenti, oltre che spolverare mobili, aspirare pavimenti e cenciare ovunque come se stesse per arrivare, in visita, l'Imperatore del Giappone in persona);

-uscire a fare la spesa e, ultimo ma importantissimo punto:

-andare a prendere l'acqua al fontanello.

Non è che l'acqua della cannella di Firenze non sia potabile, ma ha quel non eccessivamente attraente odore di Cloro che aveva un suo fascino nel periodo in cui tentavo di studiare Chimica, ma non è proprio invitante quando si trova nel bicchiere. Cerchiamo quindi di variare il più possibile ed oltre alla decina di bottiglie di acqua di sorgente che mio padre ci porta ogni settimana dalla montagna, mi sottopongo ad almeno un paio di viaggi settimanali verso il fontanello pubblico.

Perciò il lunedì mattina sciacquo le bottiglie, le metto nell'apposito sacchetto portabottiglie, mi carico sulle spalle lo zaino della Gaia, gli dò la manina e ci avviamo verso scuola. Una volta accompagnata la ragazza all'ingresso, gli passo lo zaino e preseguo verso il fontanello.

Ora, dove abito io, sta imperversando, da diversi mesi, una serie di lavori che, a confronto, l'edificazione dei grattacieli di Manhattan erano castelli di sabbia per bambini:

i lavori della tranvia.

Io non sono il tipo che si lamenta dei lavori: se servono a migliorare la vita di tutti noi, dobbiamo accettarli. Adattarci. Subire, bofonchiare, ma farceli andar bene. Quando sarà finita, sarà magnifica, non lo metto in dubbio. So già che la prenderò volentieri per andare a lavorare. Ma al momento sono un vero patimento, un subire continuo e perenne, un pazzesco "finger in the ass", con buche profondissime che sembra stiano cercando il Pozzo delle Anime e quel che vi contiene. Specialmente dove abito io, zona Statuto, dove i lavori costringono ad un vero giro tutto attorno ai cantieri che Lewis & Clark, a confronto, andavano a fare una scampagnata.

Ma ho il vantaggio di essere un discreto camminatore, perciò, pazientemente, giro attorno al cantiere e percorro l'unico passaggio pedonale sotto alla stazione dello Statuto.

Passaggio bloccato.

In realtà si passa, ma in fila indiana, e ci sono almeno 3 persone, di cui una che spinge una bici, che stanno venendo dalla parte opposta. Si passerebbe anche in due file affiancati, ma da una parte non si può.

Due tizi ostruiscono il passaggio.

Abbarbicati alla recinzione che delimita i lavori osservano in religioso silenzio, completamente ignari del mondo che vorrebbe passare e loro ostacolano.

Se mettessimo a fila i loro anni, si tornerebbe indietro fino alla seconda guerra.

Quella d'indipendenza, intendo.

Pazientemente, attendo che queste persone passino, in modo da darmi via libera. Ovviamente i due vecchi, della mia presenza, neanche se ne accorgono, presi come sono ad osservare gli operai intenti a lavorare in una buca che sembra portare direttamente al Cocito.

Supero la stazione e mi dirigo verso centro, perchè quella mattina devo passare anche a fare un paio di commissioni in un paio di posti (sto mentendo, in realtà è uno solo: l'agenzia delle entrate. Vogliono verificare la dichiarazione dei redditi, perciò ho con me anche un bel plico di fotocopie); dopo passo dal fontanello di Piazza della Vittoria. Attendo il mio turno e riempio le bottiglie, poi torno indietro trascinando il sacco ora decisamente pesante. Quando mi riaffaccio al sottopasso dello Statuto, sarà passata più di un'ora.

Sono ancora lì.

E si sono moltiplicati: ora sono 3.

Adesso, dalla seconda guerra d'indipendenza, si passa direttamente al settecento, con parrucche e crioline.

Ovviamente, non si spostano. Mi fermo ed appoggio a terra, per riposare un attimo, il sacco con i 9 litri d'acqua.

-Ma 'un v'annoiate, a guardare lì fissi?- Mi vien proprio spontaneo chiederlo.

-O icchè s'ha a fare? E ci s'annoia a casa-

-Ci s'ha le mogli che ci buttan fori, c'hanno sempre da pulire-

Il terzo, quello più dedito all'osservazione scrupolosa, neanche mi considera. Neanche si gira. Lui sentenzia.

-Guarda, 'un fanno una sega, guarda! Noi si pagano e quelli 'un fanno un cazzo, son laggiù che chiacchierano!-

-Immagino che sappiano quel che fanno, no?-

-Ma 'ndove! Io lavoravo ai miei tempi, altrochè!-

-Si, come no, in ufficio in comune. Tu sudavi- fa uno degli altri due ridacchiando e dando di gomito al terzo.

-Si, lavoravo si. Mi davo da fare, e dimorto!- S'arrabbia Sentenza alzando su l'indice.

L'amico si volta verso di me, mi guarda e, sussurrando, se ne viene fuori così:

-La su' moglie si dava da fà!-

Il terzo si sporge dal fianco dell'amico e rincara la dose:

-Stava a aspettà lui, 'un li faceva, tre figlioli-

Io lì, a bocca aperta.

-E vi sentoooo!- ridacchia Sentenza. Proprio il soggetto del dialogo, intendo. Cui evidentemente, piace stare agli scherzi.

-Ok, io vado! Arrivederci- Afferro il sacchetto con i 9 litri d'acqua e filo. Mentre tutti e 3 ridono da matti. Ed a parte un paio di sguardi verso di me, non hanno mai distolto gli occhi dai lavoratori della tranvia.

Ci mancava un quarto, e potevano rifare il sequel di amici miei.

ps. questo incontro mi successe un 2-3 mesi fa. Loro non li ho più visti, quindi i casi sono due: o sono defunti o si sono spostati in Piazza Dalmazia, dove fervono ora i lavori.

Più probabile la seconda ipotesi.

ps. a causa di un paio di progetti a lungo termine che sto cercando di mettere a punto, il blog potrebbe subire interruzioni. Diciamo che sarà tanto se riuscirò a scrivere un paio di volte al mese.

M voglio communque ringraziare tutti quelli che sono passati, ed ancora passano, di qui a leggere i miei incontenibili deliri.

un marce molto impegnato :)

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