Al di là dell'aver avuto un fine settimana assieme, che per una coppia di coniugi entrambi portieri d'albergo è raro come un dodo nella cucina di Cracco
Al di là delle motivazioni del viaggio e di un concerto che le ragazze bramavano da tempo (il giornalaio alla stazione, appena scesi dal treno, ci sparò subito la battuta: ho sentito dire che stasera c'è Gigi D'alessio. Il che gli ha consentito una vendita supplementare di prodotti cartacei)
Al di là del caldo torrido, che non mi ha comunque impedito di scoprire la bellezza una città che respira letteralmente ottocento e quella meravigliosa idea di progresso, scoperte, innovamento tipiche del tempo, tanto che ti aspetteresti di trovare, appena dietro l'angolo, il conte Camillo Benso in perfetta dotazione di barbetta, occhialini e panciotto che si reca a visionare i recenti cambiamenti, od anche solo passare in rassegna le truppe in partenza per la Crimea
Al di là della mia lunga e paziente attesa della fine del concerto fuori dal palaqualcosa ed accanto allo stadio della meravigliosa squadra che porta nome e simbolo della città, che non è tanto perchè non mi interessasse al 100% (in parte vero, ma di solito i concerti mi piacciono - ok, va bene, Gigi D'alessio lo eviterei comunque) quanto che abbiamo risparmiato un biglietto. Signorina Grande, non ci montiamo troppo la testa con questi prezzi. Il fatto di aver suonato a Manchester con Ghallagher non l'autorizza a sentirsi abbastanza grande (questo dovrebbe farvi capire perchè le mie figlie non leggono il mio blog: mi toglierebbero il saluto. Per loro Ariana è più Grande di tutti. Per me non varrà la metà di un singolo plettro di uno qualsiasi dei Gallagher).
Al di là di tutto questo
mentre siamo al museo Egizio
perchè se vai a Torino non puoi non andare al museo egizio
vedo questo
e non posso non chiedermi
ma questi, questi tizi dipinti su papiro e che io ho -senza flash- fotografato, sono o non sono egizi che si fanno I SELFIE??????
Portiere d'albergo. Vorace lettore. Scrittore a tempo perso. Giocatore da tavolo. Nemico di un gatto. Depresso cronico. Attendo l'arrivo dei Vogon o, in subordine, il ritorno di Vladimir Ilic Ulianov.
domenica 25 giugno 2017
domenica 18 giugno 2017
Post serio, serissimo
Lavoro in albergo, sono un
portiere
Alcuni dei miei colleghi
non sono italiani
Sono stranieri
Alcuni europei, alcuni no
Alcuni sono qui da poco, e
non parlano benissimo l'italiano
Altri sono qui da decenni,
fin da quando erano bambini, ma sono ancora considerati stranieri
Lavorano con me, al mio
fianco o di altri colleghi italiani, ed hanno le loro trattenute in
busta paga, ma non fanno parte di questo paese
Ora, non voglio rimettermi
a parlare della legge sullo ius soli. C'è già una discreta polemica
politica a giro. Direi che basta e avanza
Ovviamente trovo assurdo
che persone che sono qui da così tanti anni siano ancora considerati
cittadini di serie B. Soprattutto se sono di paesi che fanno parte di
questo continente. Da europeista, vorrei che qui fosse come negli
Usa: che ci si sposti da uno stato all'altro, sempre americani sono.
Qui no.
Alla faccia dell'Europa
Unita, viviamo ancora a comparti stagni. Invece di realizzare una
vera Unione, magari con una tassazione uniforme, una previdenza
sociale unica, un sistema che sia il più possibile simile ovunque,
da Lisbona a Tallin (Londra esclusa, ma è quel che hanno scelto
loro) siamo ancora tanti staterelli con le loro leggine.
Che da queste parti
diventano leggine del ca**o, e scusate Oxford
E la peggiore di tutte è
la legge Tremaglia.
Tremaglia è stato un
politico italiano, morto qualche anno fa. Ebbe la stratosferica
pensata di realizzare la “circoscrizione estero”. Gli italiani
che vivono fuori dalla penisola possono votare ed eleggere 12
deputati e 6 senatori.
Ebbene, prima ancora dello
ius soli e di fornire una facilitazione alla cittadinanza per chi
risiede qui da anni, la legge Tremaglia permette il voto a chi, qui,
non ci vive.
Dimenticatevi un attimo il
problema della nostra emigrazione odierna, e dei giovani che
viaggiano (e, aimè, muoiono in palazzi londinesi perchè le leggi
sulla sicurezza laggiù, incredibile ma vero, sono più lasche e
sciatte che qui). Chi risiede fuori da poco tempo ha anche una
ragione per chiedere di votare per il parlamento italiano.
Il problema è che ci sono
casi peggiori.
Albergo, giorno.
Coppia argentina che si
presenta al check-in. Belli esuberanti e felici di stare in vacanza,
esordiscono con il loro classico, tradizionale accento di Buenos
Aires che qui, scritto, non è possibile riprodurre. Ma il vostro,
che ha studiato il castigliano abbastanza per capirlo, si esprime con
tale accento suscitando subito ammirazione. Soprattutto grazie ad un
paio di battute su quello stupefacente bomber che avemmo l'onore di
veder giocare in maglia Viola negli anni '90 e che suscitano subito
simpatia. Dopo salgono su e scoprono che la camera non è di loro
gusto, ma magari soprassiedono dal fare lamentele perchè “il
portiere è simpatico”. Piccola psicologia che aiuta.
Mi presentano i documenti
per la registrazione: passaporti italiani.
Ora, registrare come
“italiani” persone nate e residenti all'estero non è affatto
semplice. Perchè il gestionale ha memorizzati tutti i comuni
italiani. Se mettiamo nazionalità e cittadinanza italiana, ci
richiede anche il comune, sia di nascita che di residenza. E Buenos
Aires non c'è come tale. Neanche Montevideo. Alla fine mettiamo la
loro vera nazionalità, e solo alla sezione sull'emissione documento
mettiamo “Italia”.
Ma non è il problema con
il gestionale, il punto. E' che costoro se ne escono fuori così:
“Si, somos italianos”
si esprimono quasi a confermare che lo spagnolo non è altro che
italiano con la s in fondo, ma il resto della conversazione ve la
scrivo nella lingua di Dante “abbiamo anche votato, alle ultime
elezioni”
“V-veramente?”
“Si, abbiamo votato
…...” mettere un partito a caso. Non ci interessa quale.
“Ma venite spesso, in
Italia?”
“Questa è la seconda
volta, nella nostra vita”
Rimasi così, di sasso. E
loro insistettero, affermando anche, con un certo orgoglio,
l'opportunità che gli era stata fornita dall'ex deputato e senatore,
non più tale per interruzione di esistenza.
Queste persone, che non
risiedono in questo pezzo di pianeta, che non lavorano in questa
penisola, che conoscono si e no due parole d'italiano, che non pagano le tasse in questo territorio e ci vengono
in vacanza due volte in tutta la loro vita, hanno la possibilità di
votare e decidere il governo che dobbiamo avere solo ed
esclusivamente noi.
Non loro. Noi.
Forse a voi che mi leggete
può anche far piacere se doveste scoprire che queste persone hanno
votato il vostro partito e/o movimento, ma comunque rimane il fatto
che altri fuori da qui hanno deciso per noi. E' come se arrivassero
dei tizi da fuori che vi dicono cosa dovete mettere in casa vostra,
se il parquet o la ceramica, se le persiane o le tapparelle
avvolgibili, se apparecchiare con la tovaglia od usare le tovagliette
all'americana.
Io la trovo di
un'assurdità senza precedenti.
Ripeto: non voglio entrare
nella polemica dello ius soli. Trovo pazzesco, bruttissimo, orribile
trattare così male, come se fossero degli intrusi, amici e colleghi
di lavoro, persone che sono fianco a fianco a noi in tanti momenti
della nostra vita, sia sul lavoro che spesso anche fuori. Ma almeno è
una decisione che ci prendiamo tra noi italiani che qui ci viviamo.
Ce la cantiamo e suoniamo da soli, come si dice in questi casi.
Ma che a decidere per noi
siano altri, ecco, questa la trovo la più grande delle assurdità.
Cancellate Tremaglia.
Ora.
martedì 13 giugno 2017
Il caldo opprimente che fiacca il fisico, che comincia ad accusare il peso degli anni.
L’afa devastatrice che ti
fa credere che, in fondo in fondo, un’era glaciale non sarebbe poi tanto male,
se non ci fossero i Trump di turno a rovinare accordi.
Quei pazzeschi momenti in
cui capisci cosa provava l’acciaio forgiato nelle fornaci di Tankograd da russi
troppo giovani per diventare fanti, e che sarebbe finito a corazzare i mezzi
pesanti dell’Armata Rossa.
La giornata è troppo
calda per starsene chiusi in casa ad attendere la sera.
Piscina. Subito.
Approfittare della giornata libera per rinfrescarsi.
Tabella di marcia
rispettata al millimetro, le borse con i teli e le cuffie, la crema abbronzante
con cui inondare la pelle di giovani ragazze in pieno sviluppo.
Una volta, si ambiva a
farlo a tutte le giovani fanciulle presenti a bordo vasca, ma a 47 anni lo si
fa per proteggere la carne della propria carne, ed anche un vero T-34 sovietico
non avrà mai sufficiente potenza di fuoco per eliminare dalla faccia della
Terra i giovani maschi che cominciano ad osservare bramosamente le mie figlie.
Dopo una decina di minuti
hanno uno strato di 5 millimetri di crema solare.
-Ok ragazze, ora tocca a
me. Alla parte davanti posso pensarci io, ma la schiena, non essendoci oggi la
mamma, dovete farla voi. Dateci dentro, lo sapete che il vostro babbo comincia
ad essere sull’anziano andante-
-Povero papone
vecchiarello, ti daremo una badante-
-Giovane e carina, mi
raccomando-
-Si, te la sogni-
Hanno risposto davvero
così.
Linguacce pronte. Per
quel che riguarda lo spargere la crema solare, invece, hanno ancora parecchia
strada da fare: entro in turno di notte con sulla schiena un’abbronzatura a
pois. Macchie carbonizzate presenti ovunque, dal collo in giù.
Cliente in singola.
Signora che fa a gara di ribasso con l’ex ministro Brunetta. Gli anni che si
porta dietro come in valigia, così, da conservare nel caso ne avesse bisogno, perché
in vacanza lei viaggia ed ha l’energia di una ventenne. Come facciano e dove
trovino l’energia, le persone come lei, è un mistero per me insondabile, un
Fatima 2.0. Io in certi giorni, soprattutto quelli del caldo attuale, ho
difficoltà pure a raggiungere il divano.
Mi chiede la chiave ma,
prima di avviarsi all’ascensore, scopre la presenza di una tabella con il tempo
atmosferico della città per i prossimi 3 giorni, tabella che stampiamo su un A4
e poniamo in bella vista su un apposito espositore a beneficio di tutti.
Semplice, di facile impatto, comprensibile al popolino tutto, lo osserva come
farebbe un egittologo che ha appena trovato, nella tomba inesplorata di un
faraone, una lattina di una bibita gassata. Lei lo prende, lo studia e, gli Dei
mi sono testimoni, lo gira dall’altra parte. Poi, dopo attento studio, lo
ripone al suo posto nel modo giusto. E mi pone, in inglese, una domanda:
-Com’è il tempo domani?-
-Caldo e soleggiato-
-E com’era OGGI?-
-.. ehm… caldo e
soleggiato-
-mmmmh-
-Lei è arrivata oggi?-
-No, sono qui da 4
giorni-
E poi entra in ascensore.
Non voglio sapere perché me
lo ha chiesto.
E non lo volete sapere
neanche voi.
giovedì 8 giugno 2017
A me, lo sport in tv, non piace. giovedì 1 giugno 2017
A volte mi lascio andare a pensieri brutti e tristi. Di più, tragici.
La settimana scorsa era l'anniversario della strage di via dei Georgofili. Già di per sè, essendo una bomba che colpì la mia città, fu un evento particolarmente tragico, ma negli anni è diventato ancora più toccante perchè la famiglia morta nell'esplosione aveva due figlie (la più piccola di soli 50 giorni), esattamente come la mia. Già all'ecografia che mostrava, dal pancione di mia moglie, che quella che si agitava all'interno era una femmina, uno dei miei primi pensieri fu quello: proprio come la famiglia Nencioni, perita nell'attentato.
Gli eventi brutti capitano. Matti che si fanno saltare in aria ai concerti (peraltro di una cantante particolarmente amata dalle mie ragazze), bombe piazzate sotto a monumenti storici, stazioni spazzate via, aerei che distruggono altri aerei o radono al suolo città... ottimisticamente, tendo a pensare che il mondo è più sicuro rispetto a parecchi anni addietro. Certo, in Siria direbbero che non è affatto così, ma nel nostro piccolo continente lo è. In proporzione 70 anni fa era decisamente più probabile morire davanti ad una MG42 o sotto un B-17. Per non parlare del Medioevo, quando l'otite era sul serio uno strumento di selezione naturale.
Quando mi trovo davanti ad esempi di pessima vita civile, come ad esempio elettrodomestici gettati in discariche improvvisate, graffiti sui muri cittadini utili come un brufolo sulla chiappa, auto parcheggiate in posti dove non dovrebbero assolutamente stare... ecco, lì mi chiedo: costoro cosa vogliono dimostrare? Quale senso di ribellione devono evidenziare quelli che sporcano ovunque? Un fanatico, che sia animato da fede religiosa o politica, ha perlomeno un suo personale obbiettivo, il suo ca**o di ideale, che si tratti di una mezzaluna, un fascio, falce e martello, la "famiglia", l'anarchia. Un fine verso cui convergere tramite il mezzo scelto. Ma un graffitario, cosa diamine mi deve dimostrare?
Turno di notte e spurghi.
Capita. Occorre farlo, almeno una volta ogni 6 mesi. In tanti anni che lavoro per questa ditta, è capitato che la svuotatura del pozzo nero avvenisse quando sono in turno. Pazienza. E' lavoro, si prende quel che viene, puzza compresa. Anche perchè il tubo della *erda passa, in parte, per la hall. Quindi si profuma l'ambiente il più possibile e si sopporta. Tanto più che, a fine del lavoro, il sottoscritto deve anche pulire, visto che un pò di "sporco", sotto forma di pedate, si forma. E' fisiologico. Perciò ci si rimbocca le maniche, si mette il detergente nel secchio e si predispone cencio e spazzolone.
Anche questo è lavoro di notte.
Mentre sono in bagno a riempire il secchio, uno dei lavoratori, completamente madido di sudore (almeno, spero lo sia, ma al momento non volevo fare lo Scherlock), si lava mani e faccia nel lavandino. Si blocca un attimo e gira la testa verso di me:
-Abbiamo trovato di tutto- con "di tutto" pronunciato con discreta enfasi -asciugamani, pannolini, preservativi...-
Come si può replicare, a parte aprire la bocca come una spigola sul banco del pesce, ad affermazioni del genere? L'unica cosa che posso dire è -Ma questa gente, che problemi ha?-
Lui punta il dito verso di me e rincara la dose: -Questi, a casa loro, non lo fanno, ci scometti?-
-Assolutamente-
-Vengono qui e fanno quel che ca**o gli pare-
-Le regole, altrove, non esistono-
-Ma a casa loro fanno la differenziata anche per gli spilli-
Dopo aver concordato quanto manfana ed incivile possa essere la gente quando si impegna, ci spostiamo alla reception dove mi fa firmare il modulo del lavoro svolto. Poi ci salutiamo con la segreta speranza che la prossima volta che verranno qui io non sia in turno; chiudo la porta a chiave e mi sposto nella parte della hall sporcata. E mentre sono lì che ci dò di cencio, non potevo non pensare che, a confronto con i veri fanatici assassini, queste persone che gettano di tutto nei water degli alberghi io li classifico con una sola parola:
sfigati.
La settimana scorsa era l'anniversario della strage di via dei Georgofili. Già di per sè, essendo una bomba che colpì la mia città, fu un evento particolarmente tragico, ma negli anni è diventato ancora più toccante perchè la famiglia morta nell'esplosione aveva due figlie (la più piccola di soli 50 giorni), esattamente come la mia. Già all'ecografia che mostrava, dal pancione di mia moglie, che quella che si agitava all'interno era una femmina, uno dei miei primi pensieri fu quello: proprio come la famiglia Nencioni, perita nell'attentato.
Gli eventi brutti capitano. Matti che si fanno saltare in aria ai concerti (peraltro di una cantante particolarmente amata dalle mie ragazze), bombe piazzate sotto a monumenti storici, stazioni spazzate via, aerei che distruggono altri aerei o radono al suolo città... ottimisticamente, tendo a pensare che il mondo è più sicuro rispetto a parecchi anni addietro. Certo, in Siria direbbero che non è affatto così, ma nel nostro piccolo continente lo è. In proporzione 70 anni fa era decisamente più probabile morire davanti ad una MG42 o sotto un B-17. Per non parlare del Medioevo, quando l'otite era sul serio uno strumento di selezione naturale.
Quando mi trovo davanti ad esempi di pessima vita civile, come ad esempio elettrodomestici gettati in discariche improvvisate, graffiti sui muri cittadini utili come un brufolo sulla chiappa, auto parcheggiate in posti dove non dovrebbero assolutamente stare... ecco, lì mi chiedo: costoro cosa vogliono dimostrare? Quale senso di ribellione devono evidenziare quelli che sporcano ovunque? Un fanatico, che sia animato da fede religiosa o politica, ha perlomeno un suo personale obbiettivo, il suo ca**o di ideale, che si tratti di una mezzaluna, un fascio, falce e martello, la "famiglia", l'anarchia. Un fine verso cui convergere tramite il mezzo scelto. Ma un graffitario, cosa diamine mi deve dimostrare?
Turno di notte e spurghi.
Capita. Occorre farlo, almeno una volta ogni 6 mesi. In tanti anni che lavoro per questa ditta, è capitato che la svuotatura del pozzo nero avvenisse quando sono in turno. Pazienza. E' lavoro, si prende quel che viene, puzza compresa. Anche perchè il tubo della *erda passa, in parte, per la hall. Quindi si profuma l'ambiente il più possibile e si sopporta. Tanto più che, a fine del lavoro, il sottoscritto deve anche pulire, visto che un pò di "sporco", sotto forma di pedate, si forma. E' fisiologico. Perciò ci si rimbocca le maniche, si mette il detergente nel secchio e si predispone cencio e spazzolone.
Anche questo è lavoro di notte.
Mentre sono in bagno a riempire il secchio, uno dei lavoratori, completamente madido di sudore (almeno, spero lo sia, ma al momento non volevo fare lo Scherlock), si lava mani e faccia nel lavandino. Si blocca un attimo e gira la testa verso di me:
-Abbiamo trovato di tutto- con "di tutto" pronunciato con discreta enfasi -asciugamani, pannolini, preservativi...-
Come si può replicare, a parte aprire la bocca come una spigola sul banco del pesce, ad affermazioni del genere? L'unica cosa che posso dire è -Ma questa gente, che problemi ha?-
Lui punta il dito verso di me e rincara la dose: -Questi, a casa loro, non lo fanno, ci scometti?-
-Assolutamente-
-Vengono qui e fanno quel che ca**o gli pare-
-Le regole, altrove, non esistono-
-Ma a casa loro fanno la differenziata anche per gli spilli-
Dopo aver concordato quanto manfana ed incivile possa essere la gente quando si impegna, ci spostiamo alla reception dove mi fa firmare il modulo del lavoro svolto. Poi ci salutiamo con la segreta speranza che la prossima volta che verranno qui io non sia in turno; chiudo la porta a chiave e mi sposto nella parte della hall sporcata. E mentre sono lì che ci dò di cencio, non potevo non pensare che, a confronto con i veri fanatici assassini, queste persone che gettano di tutto nei water degli alberghi io li classifico con una sola parola:
sfigati.
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