domenica 18 giugno 2017

Post serio, serissimo
Lavoro in albergo, sono un portiere
Alcuni dei miei colleghi non sono italiani
Sono stranieri
Alcuni europei, alcuni no
Alcuni sono qui da poco, e non parlano benissimo l'italiano
Altri sono qui da decenni, fin da quando erano bambini, ma sono ancora considerati stranieri
Lavorano con me, al mio fianco o di altri colleghi italiani, ed hanno le loro trattenute in busta paga, ma non fanno parte di questo paese
Ora, non voglio rimettermi a parlare della legge sullo ius soli. C'è già una discreta polemica politica a giro. Direi che basta e avanza
Ovviamente trovo assurdo che persone che sono qui da così tanti anni siano ancora considerati cittadini di serie B. Soprattutto se sono di paesi che fanno parte di questo continente. Da europeista, vorrei che qui fosse come negli Usa: che ci si sposti da uno stato all'altro, sempre americani sono.
Qui no.
Alla faccia dell'Europa Unita, viviamo ancora a comparti stagni. Invece di realizzare una vera Unione, magari con una tassazione uniforme, una previdenza sociale unica, un sistema che sia il più possibile simile ovunque, da Lisbona a Tallin (Londra esclusa, ma è quel che hanno scelto loro) siamo ancora tanti staterelli con le loro leggine.
Che da queste parti diventano leggine del ca**o, e scusate Oxford
E la peggiore di tutte è la legge Tremaglia.
Tremaglia è stato un politico italiano, morto qualche anno fa. Ebbe la stratosferica pensata di realizzare la “circoscrizione estero”. Gli italiani che vivono fuori dalla penisola possono votare ed eleggere 12 deputati e 6 senatori.
Ebbene, prima ancora dello ius soli e di fornire una facilitazione alla cittadinanza per chi risiede qui da anni, la legge Tremaglia permette il voto a chi, qui, non ci vive.
Dimenticatevi un attimo il problema della nostra emigrazione odierna, e dei giovani che viaggiano (e, aimè, muoiono in palazzi londinesi perchè le leggi sulla sicurezza laggiù, incredibile ma vero, sono più lasche e sciatte che qui). Chi risiede fuori da poco tempo ha anche una ragione per chiedere di votare per il parlamento italiano.
Il problema è che ci sono casi peggiori.

Albergo, giorno.
Coppia argentina che si presenta al check-in. Belli esuberanti e felici di stare in vacanza, esordiscono con il loro classico, tradizionale accento di Buenos Aires che qui, scritto, non è possibile riprodurre. Ma il vostro, che ha studiato il castigliano abbastanza per capirlo, si esprime con tale accento suscitando subito ammirazione. Soprattutto grazie ad un paio di battute su quello stupefacente bomber che avemmo l'onore di veder giocare in maglia Viola negli anni '90 e che suscitano subito simpatia. Dopo salgono su e scoprono che la camera non è di loro gusto, ma magari soprassiedono dal fare lamentele perchè “il portiere è simpatico”. Piccola psicologia che aiuta.
Mi presentano i documenti per la registrazione: passaporti italiani.
Ora, registrare come “italiani” persone nate e residenti all'estero non è affatto semplice. Perchè il gestionale ha memorizzati tutti i comuni italiani. Se mettiamo nazionalità e cittadinanza italiana, ci richiede anche il comune, sia di nascita che di residenza. E Buenos Aires non c'è come tale. Neanche Montevideo. Alla fine mettiamo la loro vera nazionalità, e solo alla sezione sull'emissione documento mettiamo “Italia”.
Ma non è il problema con il gestionale, il punto. E' che costoro se ne escono fuori così:
“Si, somos italianos” si esprimono quasi a confermare che lo spagnolo non è altro che italiano con la s in fondo, ma il resto della conversazione ve la scrivo nella lingua di Dante “abbiamo anche votato, alle ultime elezioni”
“V-veramente?”
“Si, abbiamo votato …...” mettere un partito a caso. Non ci interessa quale.
“Ma venite spesso, in Italia?”
“Questa è la seconda volta, nella nostra vita”
Rimasi così, di sasso. E loro insistettero, affermando anche, con un certo orgoglio, l'opportunità che gli era stata fornita dall'ex deputato e senatore, non più tale per interruzione di esistenza.
Queste persone, che non risiedono in questo pezzo di pianeta, che non lavorano in questa penisola, che conoscono si e no due parole d'italiano, che non pagano le tasse in questo territorio e ci vengono in vacanza due volte in tutta la loro vita, hanno la possibilità di votare e decidere il governo che dobbiamo avere solo ed esclusivamente noi.
Non loro. Noi.
Forse a voi che mi leggete può anche far piacere se doveste scoprire che queste persone hanno votato il vostro partito e/o movimento, ma comunque rimane il fatto che altri fuori da qui hanno deciso per noi. E' come se arrivassero dei tizi da fuori che vi dicono cosa dovete mettere in casa vostra, se il parquet o la ceramica, se le persiane o le tapparelle avvolgibili, se apparecchiare con la tovaglia od usare le tovagliette all'americana.
Io la trovo di un'assurdità senza precedenti.
Ripeto: non voglio entrare nella polemica dello ius soli. Trovo pazzesco, bruttissimo, orribile trattare così male, come se fossero degli intrusi, amici e colleghi di lavoro, persone che sono fianco a fianco a noi in tanti momenti della nostra vita, sia sul lavoro che spesso anche fuori. Ma almeno è una decisione che ci prendiamo tra noi italiani che qui ci viviamo. Ce la cantiamo e suoniamo da soli, come si dice in questi casi.
Ma che a decidere per noi siano altri, ecco, questa la trovo la più grande delle assurdità.

Cancellate Tremaglia.

Ora.

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